venerdì 11 giugno 2021

Saluti dalla redazione!

Buongiorno a tutti, lettori! 

Questo sarà l’ultimo articolo dell’anno 2020/21 e noi della redazione abbiamo pensato che sarebbe stato carino salutare i nostri fidi lettori con una breve presentazione, giusto per farvi conoscere qualcosina in più di chi per molti mesi vi ha resi partecipi di quello che succedeva nella loro testa. Cogliamo anche l’occasione per augurare a tutti buone vacanze, sperando che per tutti siano fonte di riposo e gioia, e per fare un in bocca al lupo a tutti i maturandi!


Ciao a tutti! Mi chiamo Alessia Di Rosa e sono nata il 4 luglio 2003 a Cuneo.

Frequento il liceo Linguistico, scelto per la mia passione per le lingue, in particolare lo spagnolo, e per il viaggiare.

Sono una persona molto socievole, estroversa, ma anche molto lunatica! (Per chi se lo stesse domando, si esatto, sono del segno del Cancro). 

Amo circondarmi di persone ed andare alle feste, e finalmente tra un mese potrò andare all’800 e prendere lo Spritz senza problemi! 

Passo il mio tempo libero a fare molte passeggiate con il mio cagnolino e la mia famiglia, oppure se ho la giusta carica cerco di andare a correre.

Il Liceo è quasi finito e posso dire di aver passato quattro anni meravigliosi, tra lacrime, risate con i compagni, chiacchierate con i bidelli e con i professori.

L’ultimo anno è alle porte e ciò che voglio fare è godermi ogni istante, sperando di trascorrere più tempo con i compagni, che davanti ad un computer!

Alessia Di Rosa


E un altro anno é passato e tra turni in presenza e in DAD e DPCM abbiamo avuto l'obbligo di rimanere soli, soli con noi stessi. Questo non sempre é stato un bene perché tra crisi, pianti, ansie forse abbiamo perso un po' noi stessi, ma alla fine cercando e frugando dappertutto ci siamo ritrovati; siamo cambiati, siamo cresciuti e non saremo mai più i ragazzi prima della pandemia perché tutte quelle crisi sono cicatrici dentro la nostra anima che non si cancelleranno mai e alla fine ci hanno resi ciò che siamo oggi. E va bene così perché tanto ormai é inutile pensare a come sarebbe andata senza una pandemia, a ciò che avremmo potuto fare, a come potremmo essere ora, l'unica cosa che possiamo fare é salutare il noi del passato per iniziare a conoscere il noi del presente e pensare a tutto ciò che possiamo fare ora per la nostra felicità.

           Elisa Chiapale


Io sono Elisa. Potrei dire tantissime cose su di me, come nessuna nel tentativo di non annoiare voi lettori, ma oggi vi parlerò di quello che per me è stato questo progetto. Sono all’ultimo anno, questi sono i miei ultimi giorni da studentessa liceale (spero) ed ho partecipato al progetto del giornalino per sei anni. Ne sono successe di cose, ho scritto storie ed ho scoperto il mondo dell’impaginazione. Entrando alle superiori non avevo neanche considerato l’idea di partecipare a questa iniziativa, probabilmente non sapevo neanche che esistesse, ma buttarmici, con inconsapevolezza e curiosità, mi ha dato la possibilità di sfogare una mia grandissima passione, di coltivarla e migliorarla, cosa che in mancanza di questo probabilmente non sarei riuscita a fare, non allo stesso modo. Ho incontrato persone che mi hanno ispirata, lasciato molto e guidata, aiutata pazientemente, con il giornalino ma in generale tra le mura di questa scuola. Con questo non voglio fare la nostalgica che vede solo il lato positivo delle esperienza, ho avuto i miei “momenti no” e di certo non tutte le persone che ho incontrato sono state belle persone, però se dovessi tornare al mio primo giorno rivivrei tutto, senza troppi ripensamenti, e questo penso sia l’importante. In questi anni sono cambiata e diventata una versione di me che ad oggi devo dire di apprezzare molto e questo la me di sei anni fa non avrebbe mai immaginato nemmeno di pensarlo; mi sono riempita di bei ricordi ed è questo che auguro a tutti voi ed ai futuri alunni di questa scuola, che alla fine di questo percorso possiate vivere questa stessa sensazione, possiate ripensare a chi avete incontrato e ai giorni passati qui con un sorriso, perché non ha prezzo.

                                                                                                                                                  Elisa Giordano


Ciao a tutti, mi chiamo Marzia e frequento la prima del liceo economico-sociale.

Eccoci qua, finalmente a fine scuola. Dico finalmente perché con l’anno che abbiamo passato ce le meritiamo proprio queste vacanze, sia noi studenti che i professori.

Quest’anno per tutti noi è stato molto pesante a livello psicologico, perché non abbiamo avuto la possibilità di avere contatti diretti ma tutti tramite uno schermo piatto.

In questo anno, troppo spesso, ci siamo sentiti dire che se i contagi aumentavano era solo colpa di noi ragazzi perché non rispettavamo le regole anti-Covid, nessuno però si è mai soffermato a pensare se veramente la colpa era nostra o se eravamo solo un capro espiatorio su cui scaricare tutte le colpe.

Quando gli adulti dicevano “è colpa vostra e della scuola se aumentano i contagi non hanno mai pensato a tutto quello a cui noi abbiamo dovuto rinunciare.

A distanza di un anno da quando mi sono iscritta a questa scuola ho riflettuto molto sulla mia scelta e mi sono anche posta la domanda se mi sarei riscritta, la mia risposta è stata che sì lo rifarei. Lo farei ancora perché grazie a questa scuola sono cresciuta molto, ho imparato ad accettarmi così come sono ma soprattutto ad essere sempre me stessa in ogni occasione.

Con queste riflessioni auguro a tutti Buone Vacanze in speranza che l’anno prossimo si possa tornare ad un minimo di normalità.

Marzia Marenco


Il mio nome è Camilla Somale, sono nata il tre ottobre del lontano 2003 nella ridente cittadina chiamata Cuneo.

Non che la mia salute sia particolarmente delicata e vivo in una fortunata nazione occidentale ma, sinceramente, non pensavo di vivere fino ad arrivare a scrivere una mia presentazione.  Ora risiedo nel bel mezzo della campagna con la mia famiglia e devo proprio dirlo: non vedo l’ora di andarmene a vivere in vera città per l’università.

Vediamo… Cosa mi piace? La musica, specialmente il k-pop, gli anime e i manga; se qualcuno ha visto anche solo un mio articolo poteva immaginarselo. Mi piace anche leggere libri in generale e soprattutto guardare film di qualsiasi genere, anche se prediligo fin troppo tutto ciò che è romantico. Adoro anche i musical, sia di Broadway sia quelli realizzati per il grande schermo: musica più una bella trama, cosa vuoi di più. E non dimentichiamo i cartoni animati della Disney; avrò anche diciassette anni ma quelli non hanno un limite d’età per la visione.

Penso si sia capito che non passo molto tempo all’aperto o con altri esseri viventi, ed è così, ma che ci posso fare? La mia ansia sociale ha detto no, perciò mi adeguo. Però adoro andare sullo skate, e modestamente sono brava in quasi tutti gli sport.

Ma la mia passione più grande è scrivere, infatti spero un giorno di poter diventare scrittrice o sceneggiatrice, chissà. Ed è anche la ragione per cui quest’anno, per la prima volta, ho finalmente deciso di entrare a far parte della redazione del giornalino, non so perché non l’avessi già fatto prima, è già quattro anni che frequento questa scuola.

E in effetti non so neanche perché, alla fine, ho scritto questa presentazione… Lo sappiamo tutti che nessuno la leggerà, tranne le mie due amiche alle quali mando costantemente gli articoli che scrivo, shut out to Aurora e Alice.

Comunque è stato bello scrivere e far parte della redazione del giornalino scolastico quest’anno, perciò grazie a tutti per la splendida opportunità.

All’anno prossimo!

Camilla Somale


Ciao a tutti … mi chiamo Marianna, ho compiuto 18 anni giusto a marzo di questo particolare anno e sono un membro della redazione della nostra scuola.

Ancora una volta ci tocca dirci addio, anzi arrivederci fino a settembre per la seconda volta in un modo alquanto bizzarro e del tutto particolare … con la speranza che i mesi che ci stanno aspettando possano rivelarsi colmi di sorprese, nel nome della differenza e soprattutto di un ritorno fortemente desiderato al normale.

Questo è il mio personale augurio per tutti voi, studenti, compagni, professori, bidelli, … perché è giusto che torni il momento degli abbracci, dei baci, della solidarietà, della vicinanza, delle giornate passate insieme ai propri amici, alle serate d’estate spensierate e libere da ogni preoccupazione, le risate contagiose e inaspettate, le lacrime di gioia e anche quelle di sconforto, … insomma è importante ritornare a essere completamente e convintamente noi stessi.

E state tranquilli che questo, prima o poi, succederà.

Basta saper contare, respirare profondamente e trarre il meglio da ogni singolo istante delle nostre giornate.

E, nel giro di poco tempo, torneremo anche noi, ragazzi della redazione, ad accompagnarvi in un nuovo percorso pieno di novità all’insegna della scoperta … tra interviste, articoli di ogni genere, pensieri e riflessioni sulla nostra realtà.

Detto questo, buona estate e godetevi questi momenti all’insegna della spensieratezza e felicità!

Marianna Ballestra


Ciao a tutti sono Arianna, faccio parte della redazione ormai da tre anni e devo dire che ne vado molto orgogliosa. Anche in questa situazione il giornalino non si è fermato e noi tutti abbiamo cercato di portare avanti questo progetto per coloro che sentono il bisogno di comunicare attraverso la scrittura. 

É l’ultima settimana di scuola, ma diversamente dal passato non potremo correre fuori e abbracciarci dandoci appuntamento all’anno prossimo. Alcuni di noi si saluteranno attraverso uno schermo e il clic di spegnimento del computer rappresenterà per molti studenti il suono dell’ultima campanella. Non è stato sicuramente un periodo facile per nessuno, ma sono convinta che noi giovani abbiamo dimostrato grande capacità di adattamento e abbiamo ritrovato emozioni positive e spensieratezza anche in un periodo così difficile. Detto questo il mio augurio più grande è di ritrovarci a settembre tutti insieme in classe, il sogno più grande è quello di poterlo fare senza più pensare al rischio del contagio. Ora godiamoci l’estate con la consapevolezza di aver imparato lezioni importanti in un momento così difficile.

Buona estate! 

Arianna Lovera


Ciao a tutti!  Sono Anna Paruzza, una studentessa della 4 linguistico del nostro istituto e faccio parte della redazione da qualche anno.

Siamo giunti ormai alla conclusione di quest’anno particolare e non semplice. Mi piacerebbe perciò rivolgere a tutti un augurio.  Auguro a tutti, me compresa, di restare in movimento, un movimento di testa più che fisico. Ci auguro di essere capaci di imparare, interrogarci, metterci in gioco, provare, cercare, metterci in cammino, anche in quelle situazioni in cui non possiamo nemmeno spingerci oltre la soglia di casa. Come dice Wisława Szymborska spero che ognuno di noi possa...

Farsi contagiare

solo dagli inquieti, dai poeti, 

dagli acrobati del possibile,

dagli smaniosi,

da chi non vede l’ora.

Se non ne conosci nessuno,

cercali.

Di gente che vuole vivere 

è pieno il mondo.


Anna Paruzza


Chiara, una delle new-entry della redazione di questo ultimo anno scolastico: quella ragazzina di seconda superiore che per la sua timidezza se ne sta silenziosa in un angolino persa nel proprio mondo e nei propri complessi mentali...tipici degli adolescenti.

Chi l'avrebbe mai detto che una ragazza appassionata solo ed unicamente alla danza avrebbe scoperto questa sua dote nascosta in un giornalino scolastico?

E pensare che ha voluto partecipare a questa redazione solo su consiglio della sua più cara amica e anche per migliorare nell’arte della scrittura; e invece ora si ritrova tutti i parenti che la paragonano ad una futura giornalista o scrittrice, e chissà se Chiara è attratta da questo mondo...

In questo anno difficile la scrittura le ha permesso di esprimere i suoi pensieri sulle ingiustizie che la fanno più soffrire, ovvero quelle riguardanti le donne e la comunità LGBT+. 

Infine scrivere le ha permesso di scoprire il suo lato poetico e creativo che nelle pagine di questo giornalino riaffiora chiaramente.

Chiara Moscatiello


Buone vacanze e all’anno prossimo!


La Redazione

giovedì 10 giugno 2021

Concorso “Ghiaccio fragile” 2020

Il concorso “Ghiaccio Fragile” è un’iniziativa del geologo Gianni Boschis che coinvolge gli alunni delle scuole medie e superiori del Piemonte invitandoli a mettere per iscritto i loro pensieri sul cambiamento climatico. Durante l’anno 2020 la nostra scuola ha partecipato al concorso e vinto molti premi nelle categorie articolo, poesia e racconto.

Quello che segue è il testo che ha vinto il primo premio nella sezione dei racconti.


Nella luce aranciata del tramonto, Tancredi sedeva ai piedi del melo ormai spoglio; teneva il bastone da passeggio tra le mani scarne e la testa canuta poggiata al tronco nodoso dell’albero ma non dormiva, perché non riusciva a chiudere le palpebre.

Gli occhi vispi del vecchio divoravano avidamente la vista che si godeva da quella piccola altura e percorrevano e ripercorrevano il profilo del grande ghiacciaio.

Tancredi lo conosceva bene, quel ghiacciaio, perché sin da piccolo lo aveva avuto sotto agli occhi alla mattina quando si svegliava e la sera prima di addormentarsi.

I ricordi si affollarono nella mente dell’uomo come farfalle impazienti di mostrare i loro colori ed egli si arrese facilmente al gusto agrodolce del passato.

Gli anni gli passarono davanti agli occhi e in ogni singola immagine il ghiacciaio era sempre presente, un perno fisso attorno a cui ruotava la vita dell’uomo assieme a centinaia d’altre.

Ecco il piccolo Tancredi tra le braccia del padre durante la sua prima scalata, le manine protese verso le azzurre creste di ghiaccio; ecco il giovane uomo raggiante nel suo completo scuro mentre sposa la donna che ama ai piedi del grande ghiacciaio; ed eccolo ormai padre di due figli che mostra loro come scalare l’ormai familiare amico di ghiaccio.

Un ricordo particolarmente vivido riportò Tancredi alla notte in cui si era trovato sulla vetta di un monte lì vicino. Era stato allora che, mentre la luce lunare scendeva a illuminare la terra, l’uomo aveva visto il ghiacciaio che si allungava tra le montagne, bianca lingua nella bianca luce, e gli era parso un drago lucente sopito nell’oscurità. Da quella notte il ghiacciaio, per Tancredi, era stato il “Drago Bianco”.

Il ghiacciaio era sempre stato lì, anno dopo anno, nella sua bianca immensità, e mai l’uomo avrebbe pensato che lo avrebbe visto morire.

Il mondo era andato avanti e l’umanità aveva prosperato distruggendo foreste e sporcando l’aria con la sua sete di ricchezza e di potere.

L’uomo è una specie dotata di grande ingegno, ma anche di grande crudeltà e se quest’ultima viene lasciata libera è in grado di portare l’umanità dove nessun animale ha mai provato a spingersi: sulla strada dell’autodistruzione.

Il “Drago Bianco” era dimagrito, si era assottigliato e si era indebolito fino a non riuscire più a occupare il suo rifugio tra i monti. Questo, per Tancredi era un ricordo particolarmente doloroso poiché assieme al suo candido compagno si erano sciolte anche tutte le sue certezze.

Il ghiacciaio stava dunque morendo ma non sarebbe morto in silenzio, no, lui avrebbe ruggito un’ultima volta e avrebbe trascinato con sé l’umanità ricordandole che la natura è l’unica vera sovrana, da sempre e per sempre.

Tancredi sentì nel profondo del suo essere che lui non sarebbe rimasto a vedere la morte del drago, ma non provò tristezza.

L’uomo sentì, invece, un’immensa pietà per l’umanità di cui anche lui faceva parte e che non riusciva a vincere la tentazione del potere, il suo più grande nemico.

A cosa serve lottare tanto per raggiungere la cima se poi ci si ritrova da soli e con un pugno di rocce tra le mani? Non è meglio salire insieme appoggiandosi gli uni agli altri e stringere con le dita del cuore beni invisibili, ma allo stesso tempo più consistenti di qualsiasi roccia sapendo che questi non svaniranno al primo burrone, ma che, anzi, cresceranno fino a colmare ogni crepa e ogni sospiro?

Tancredi sperò che almeno un uomo fra tanti riuscisse a vedere la salvezza tra i fiori di campo e le creste di ghiaccio, che almeno uno riuscisse a raggiungere la vetta senza pestare nessuno, ma, anzi, rialzando chi era caduto.

«Salvali o distruggili, ma poni fine al loro dolore», mormorò l’uomo rivolgendosi all’amico di ghiaccio che aveva assistito alla sua nascita e che ora avrebbe assistito anche alla sua morte.

L’ultimo raggio di sole tinse di rosso fuoco il ghiacciaio morente e baciò il piccolo uomo ormai spento, poi scomparve dietro ai monti.

Forse non era troppo tardi, l’umanità poteva ancora capire, ma se non lo avesse fatto… il ruggito del “Drago Bianco” sarebbe stato solo il primo avvertimento.


A settembre verranno poi pubblicati i testi degli altri vincitori del concorso!


Chiara Tuberga

La lunga corsa delle donne al voto

 

76 anni. Sono passati 76 anni dal 1 febbraio 1945 giorno in cui fu riconosciuto il diritto di voto alle donne in Italia, anche se già nel 1877 Anna Maria Mozzoni aveva presentato una mozione per estendere il diritto di voto anche alle donne. Cosa che poi ripeterà nel 1906 portando di nuovo questa proposta in Parlamento firmata anche da 20 donne di spicco come ad esempio Maria Montessori. Poi nel 1919 si accese un barlume di speranza e venne approvata dalla Camera la proposta del suffragio femminile, legislatura che però si chiuderà prima che la questione passi al Senato. Quindi alla fine bisognerà attendere la fine della guerra per arrivare finalmente al diritto di voto femminile in Italia.

Ok, tranquilli ora smetto di parlare solo dell’Italia e ci spostiamo nel mondo che se no mi sento troppo egoista a parlare solo del nostro paese. La prima nazione del mondo a portare il diritto di voto anche alle donne fu la Nuova Zelanda nel 1893, grazie anche al lavoro di Kate Sheppard, una delle suffragette più famose al mondo, la cui immagine compare ancora oggi sulla banconota da dieci dollari della Nuova Zelanda. Lei fu molto attiva in termini di lotta, infatti pronunciava molti discorsi in pubblico e per far alla fine approvare il disegno di legge per il suffragio femminile, presentò moltissime petizioni, di cui nella più importante riuscì a raccogliere 30.000 firme. Ma Kate Sheppard non portò avanti solo lotte per il suffragio femminile, bensì anche per l’abolizione dei corsetti, incentivò l’attività fisica femminile (in particolare il ciclismo) e promosse l’uso dei contraccettivi, chiese anche una maggiore tutela per i figli e il diritto all’aborto. Poi nel 1896 contribuì a fondare il National Council of Women, di cui in seguito divenne primo presidente. E soprattutto una volta riuscito a ottenere il diritto di voto in Nuova Zelanda si spese per altre battaglie in Inghilterra, dove il suffragio femminile arrivò nel 1928, e negli Stati Uniti, dove il disegno di legge arrivò nel 1920.


In Europa la prima Nazione a portare il suffragio femminile fu la Finlandia nel 1907.

Ma non iniziate a pensare che un paese più moderno significhi diritto di voto universale adottato prima infatti ci saranno nazioni che vi sorprenderanno dato che le vediamo come moderne, all’avanguardia ma che hanno concesso il diritto di voto alle donne molto tardi come ad esempio la Svizzera in cui solo nel 1971 venne concesso il diritto di voto alle donne. L’ultima nazione del mondo ad essere arrivata a questo traguardo è l’Arabia Saudita dove le donne hanno potuto votare per la prima volta nel 2015.

Questo per farvi capire che ciò che noi ormai prendiamo per scontato, fino a pochi anni fa non ci era permesso perché si pensava che alle donne non interessa la politica o che proprio non fossero in grado di farsi un’idea propria. Per tagliare questo traguardo ci sono voluti decenni di lotte, anche violente; quindi non dimentichiamo chi ha lottato per fare in modo che le loro figlie, nipoti e tutte le donne potessero esprimere la loro idea, il loro voto.

«Che fa la penna in mano a una donna se non serve alla sua causa, come a quella di tutti gli oppressi?»

«Voi però della cui intelligenza non posso dubitare vedendovi qui, pensate che le idee sono possenti e fatali, espansive e contagiose – non temete le opposizioni; senza attrito non v’è scintilla, ridete dell’umorismo, non ve ne impressionate; non ne vale la pena – e pensate ad aggiungervi lena, che se noi libiamo la vita in un calice sovente amaro, le nostre figlie e le nostre nipoti, che respireranno in pieno petto l’aura inebriante della divina libertà, benediranno ai generosi conati di chi la preparò per loro.»

Elisa Chiapale


mercoledì 9 giugno 2021

Girasoli

 


I girasoli perseguono la loro felicità, silenziosi ed imperterriti, neanche le nuvole li abbattono. Si trovano smarriti e poi riprendono sicuri la loro posizione, perché se per colpa loro non possono seguire il sole quantomeno possono fermarsi dove credono sia. Girano, cambiano, sono poco spesso in una posizione fissa dalla quale non si smuovono mai. Sanno cambiare idea, non si fissano su una. Aprono gli orizzonti e sanno vedere oltre la piccola porzione di spazio che vedono da una singola inquadratura. È faticoso, sì, ma alla fine vedono il mondo a 360 gradi, osservano ogni possibile sfumatura della realtà che gli si presenta. Non ne vale forse la pena? 


Elisa Giordano

martedì 8 giugno 2021

Come guardarci davanti allo specchio

Spesso noi donne, quando ci troviamo davanti allo specchio non apprezziamo per niente ciò che vediamo riflesso e troviamo i difetti più assurdi e nascosti: abbiamo la faccia gonfia o stanca, siamo bianche cadaveriche, siamo troppo abbronzate, abbiamo l’acne, abbiamo le rughe, oppure abbiamo le occhiaie; starei ore ad elencare tutti i complessi mentali che le donne di tutte le età creano ogni giorno nella propria testa.

Questo accade perché nella nostra società ci sono così tanti stereotipi di bellezza perfetta da cui siamo ormai inconsapevolmente influenzate, che guardandoci allo specchio, tendiamo a disprezzare i nostri particolari irregolari, quelli che ci rendono uniche e vorremmo omologarci ai modelli imposti dalla società. 

Perché dobbiamo sprecare una vita a disprezzarci? Perché dobbiamo sempre trovare il pelo nell’uovo? 

Ognuna di noi ha quella caratteristica, quel particolare che la differenzia da tutte le altre persone, ed è proprio quella imperfezione che ci rende uniche, pensate se ci fosse un mondo con donne tutte uguali, sarebbe noioso no?!

Noi donne, spesso vittime dei complessi mentali che noi stesse creiamo, ci convinciamo del fatto che se abbiamo quella determinata caratteristica, non piaceremo mai alle altre persone. A questo punto però, la mia domanda è un’altra: perché la nostra priorità è quella di piacere per forza alle altre persone? Prima di tutto dobbiamo piacere a noi stesse, solo così potremo poi piacere a un futuro compagn*.

Uno dei primi step per iniziare a valorizzarsi e piacersi è quello di eliminare tutte le cose che solitamente ci diciamo quando siamo davanti allo specchio; infatti oltre a questa noiosa e forse banale introduzione, vi indicherò le solite frasette che non dobbiamo assolutamente dire a noi stesse; vi mostrerò invece come possiamo sostituirle con bellissime parole che ci rallegreranno il cuore.

Questa piccola lista non l’ho compilata io, bensì una piccola pagina instagram americana chiamata “Fempower beauty”; essa è una pagina che oltre a vendere trucchi, incoraggia tutto il popolo femminile ad amarsi e accettarsi per come si è.

Ma iniziamo subito con l’elenco!

  1. La prima frase che non bisogna assolutamente dirsi è “non riesco o non posso”, per esempio non posso essere bella, o non riesco a fare una determinata cosa. Se si ci convince del fatto che non si riesce ad affrontare una qualsiasi situazione, ci sottraiamo dalla situazione prima ancora che la sfida inizi solo per paura di non farcela. Facendo così si distrugge la fiducia che si ha in sé stessi! Quindi ogni volta che si pensa di non farcela, correggiamoci e diciamo a noi stesse che possiamo provarci. Non c’è niente che non si può provare e di conseguenza non c'è niente che non si può fare! “Il successo è il processo e la crescita che ne deriva!” 

  2. La seconda espressione che non bisogna assolutamente dirsi, in particolare all’inizio della propria giornata è “sono così stanca”. É proprio qui che si sbaglia! Come ogni tipo di frase, più la si ripete e più ci sentiamo carenti di energia! Lo sapevate che l’80% dei pensieri sono probabilmente negativi? E il 95% di questi sono ripetitivi! Quindi invece di dire che siamo stanche, bisogna dire che siamo piene di energia, in modo che il nostro cervello ascolti anche i pensieri positivi.

  3. La terza frase che non si deve assolutamente dire è “voglio nascondere le mie occhiaie” o comunque altri aspetti del nostro viso. Molte persone non stanno bene con sé stesse perché hanno le occhiaie, i brufoli o altri particolari, quindi spesso per sentirsi a proprio agio con sé stesse e con gli altri si tende a coprire tutte queste cose. Ciò è sempre dovuto dai soliti standard di bellezza; quindi ricordatevi che non dovete assolutamente nascondere questi particolari che sono parte di voi, potete solo neutralizzare queste parti. Non nascondete i vostri particolari che vi permettono di essere voi stesse!

  4. L’ultima frase che non si deve dire a sé stessi è “non sarò mai bella”. Dobbiamo sentirci belle con noi stesse! Non abbiamo bisogno dell’approvazione degli altri! Non esiste una definizione di bellezza sufficiente per descrivere la bellezza che risiede dentro ognuna di noi. La bellezza è nella nostra anima, non è all’esterno! Essere belle significa amare ogni proprio particolare, ogni proprio pregio e difetto, e significa anche saper volgere i nostri lati negativi apprezzandoli e a volte perché no, ridendoci anche sopra. 

Per concludere, ricordatevi che l’intenzionalità e le parole che usiamo per parlare con noi stesse sono importanti! Più pensieri negativi attribuiamo a noi stesse, e più ci buttiamo giù moralmente. Ogni volta che sentite dei pensieri negativi rivolti a voi stesse in arrivo nella vostra testa, immaginate di metterli tutti in un cestino e rimpiazzateli con queste frasi che vi ho appena illustrato. Ricordatevi: la vita è una sola e va vissuta al meglio!




Chiara Moscatiello

Discriminazioni sessuali nello sport

Molto spesso quando una ragazza fa uno sport o ha passioni considerati dalla società maschili le viene detto: “Ma è una cosa da maschi!”, stessa cosa succede per gli uomini che fanno sport considerati dalla società femminili.

Ne sono un esempio principalmente il calcio e i motori per le ragazze e la danza e le varie discipline artistiche come il pattinaggio e la ginnastica.

Spesso ci sono atleti che sono andati contro quest’idea impostata della società scegliendo di praticare sport definiti più per l’altro sesso, eppure hanno ottenuto dei risultati eccellenti in essi.

Esempi ne sono: Shanze Reade, Kira Fontanesi, Maya Weug e Alex Morgan per le ragazze … speriamo sappiate chi sono queste donne; vabbè vi raccontiamo noi le loro storie.

Per i maschi invece vi sono : Alberto Bolle, Filippo Ambrosini.


PARTENDO DAL MONDO FEMMINILE:  

Le storie che ci hanno colpito di più sono: Quella di Alex Morgan, calciatrice con una storia assurda alle spalle perché dopo essere rimasta incinta ha rischiato di perdere il suo primato ma per fortuna la sua società l’ha aiutata senza ritirare il contratto che aveva firmato. Questa è una storia strana, perché inusuale e che dovrebbe servire da esempio. Alex Morgan, calciatrice statunitense, è una divoratrice di titoli. Campione del mondo con la sua nazionale per ben due volte, vincitrice di una Champions giocando in prestito con il Lione e “sindacalista” che si batte per la parificazione del calcio femminile a quello maschile. Perché troppo spesso una donna nel mondo dello sport rischia di perdere la sua squadra dopo la maternità oppure viene messa davanti a una decisione molto importante come rinunciare ad una carriera sportiva o ancor peggio a rinunciare al diritto che le spetta di avere una famiglia. Alex ha scelto di abbandonare la sua carriera per fare la madre mentre possiamo ricordare che Federica Pellegrini ha deciso di concludere la sua carriera quest’anno per mettere su famiglia.

Altre storie molto interessanti sono quelle delle donne nel mondo dei motori.

Esempio ne è Maya Weug, prima donna a correre per la Ferrari e Kira Montanesi campionessa del moto mondiale femminile di motocross per più anni di fila.

Così ora sapete chi sono ; ) 


ARRIVANDO AL MONDO MASCHILE:

La storia più conosciuta è quella di Roberto Bolle e qua son più che certa che tutti voi lo conosciate. Grande ballerino che grazie alla sua bravura è divenuto famoso in tutto il mondo.

Altro esempio è Filippo Ambrosini pattinatore su ghiaccio.

Spesso queste discriminazioni sono spinte dalla società come ad esmpio una pubblicità di uno spettacolo di danza che spesso viene pubblicizzata con una ballerina sulle punte oppure ancor peggio il calcio maschile che viene mandato in TV negli sport di punta.

Noi ci siamo incentrate sul mondo dello sport ma queste discriminazioni purtroppo possiamo trovarle anche nel mondo della musica, spettacolo, della politica e molti altri.


Alice Socco, Marzia Marenco, Giulia Pirrotta


Fast & Furious

Da ben vent’anni sono accesi i motori della saga ad alta velocità più famosa al mondo, Fast & Furious. Fast and Furious è una serie cinematografica d'azione statunitense basata sulle corse e sulle battaglie tra auto, iniziata nel lontano 2001, con il primo titolo, semplicemente Fast and Furious, seguito da 2 Fast 2 Furious, The Fast and the Furious: Tokyo Drift, Fast & Furious – Solo parti originali e Fast & Furious 5, Fast & Furious 6, Fast & Furious 7, Fast & Furious 8, Fast & Furious – Hobbs and Shaw, per concludere Fast & Furious 9 – The Fast Saga, che uscirà quest’anno.


 

Anche se potrà sembrare strano, si può dire che Fast and Furious sia basato su una storia vera, esistono davvero le corse clandestine che si corrono in America a Los Angeles la notte con auto modificate da milioni di dollari. Chiaramente in questa saga non passiamo il tempo solamente seguendo le vorticose gare clandestine ; il nostro protagonista, Dominic Toretto, si ritroverà in diverse situazioni scomode tra furti e vendette. Allla fine però, lui riuscirà a superarle sempre al volante di qualche velocissima auto. 

Questa serie di film, presenta anche diversi volti noti dello spettacolo tra cui Vin Diesel, nel ruolo di Toretto e Paul Walker come Brian O'Conner, un agente della polizia di Los Angeles (LAPD), infiltrato con lo pseudonimo di Brian Spilner nella banda che opera nel settore delle gare clandestine di Toretto. A partire dal quinto capitolo troviamo anche Dwayne Johnson, nel ruolo dell’agente Hobbes, che si trova all’inseguimento dei protagonisti. O nel settimo Deckard Shaw interpretato da Jason Statham.  Anche Charlize Theron ha un ruolo nell’ottavo, come la malvagia Cipher, una spietata terrorista, che riesce a spezzare l'equilibrio della squadra.  Inoltre nel prossimo potremo assistere all’esordio  di John Cena nella saga nel ruolo di Jakob Toretto, fratello minore di Dom.

Il 30 novembre 2013, è stata una giornata che per tutto il cast di Fast and Furious sarà per sempre indelebile. Infatti quel maledetto giorno, Paul Walker, ossia Brian O’Conner della saga “Fast and Furious”, ha perso la vita in un incidente d’auto. Ciò che ha creato ancora di più scalpore e shock, è che la sua morte è stata molto simile a quella del padre di Toretto nella saga.

Per commemorare la morte di questo grande attore, è stata scritta da Charlie Puth una canzone, intitolata “See You Again”. Questa canzone, oltre a suscitare tantissima emozione e commozione in coloro che erano rimasti sconcertati dalla morte di Paul, piacque tantissimo a Vin Diesel. Il videoclip è uno dei più visti al mondo, anche perché è una clip che fa davvero accapponare la pelle ed emozionare.

Si tratta infatti di un pezzo hip-hop, come tanti oggi presenti in classifica, che alternano un ritornello zuccheroso al pianoforte con voce in falsetto, alcuni interventi rap (ben eseguiti, invero) e un anthem da cantare tutti in coro, di quelli che ti entra in testa e non scappa più via. Le immagini poi alternano i due cantanti in playback con scene del franchise diretto da James Wan e le classiche scene di corse in auto fiammeggianti, ma senza nessun incidente spettacolare.

La canzone è stata cantata in diretta in tantissime trasmissioni televisive, aumentando così gli ascolti, ma è stata menzionata e presentata in vari discorsi fatti direttamente da Vin Diesel durante alcune campagne televisive. Canzone sicuramente meravigliosa, molto ben fatta ma soprattutto basata su una storia purtroppo vera e su un’amicizia che non finirà mai .

Camilla Somale e Alessia Di Rosa

lunedì 7 giugno 2021

Guerrilla Gardening

La vita della maggior parte delle persone ormai orbita intorno alle città dove si trovano abitazioni, scuole, negozi, luoghi di culto e di svago. Raramente una persona ha bisogno di allontanarsi della propria città, soprattutto se è molto grande, essa è diventata, dunque, l’”habitat” in cui ci muoviamo tutti i giorni.

Purtroppo, però, spesso ci si dimentica che le strade e le piazze della nostra città sono i luoghi dove passiamo ogni giorno e non è affatto raro vedere aiuole trasformate in piccole discariche o rotonde brulle ornate di radi ciuffi d’erba secca e mozziconi di sigarette. Per questo è nato il Guerrilla Gardening, praticato da gruppi di persone indipendenti che, di propria iniziativa, hanno deciso di donare un po’di verde alle loro città rimboccandosi le maniche.

I Guerrilla Gardners in genere agiscono di notte cercando di non farsi notare e in poco tempo piantano alberi o fiori precedentemente scelti in zone brulle a cui hanno deciso di ridare vita. Essi agiscono di nascosto perché, sebbene piantare fiori non sia un’attività che possa nuocere a nessuno, occupare terreni pubblici è un’attività illegale. Nonostante questo i gruppi che praticano il Guerrilla Gardening sono molti e alcuni di questi si trovano anche in Italia, un esempio sono i Badili Badola che agiscono per le strade di Torino dal 2007. Persino qui a Cuneo un gruppo che si fa chiamare “Z di zappa” ha eseguito alcune azioni notturne ridando colore, per esempio, all’aiuola di fronte al numero 15 di corso Giolitti. Nelle zone dove hanno piantato fiori e arbusti i membri del gruppo cuneese hanno lasciato cartelli che invitano chi apprezza il loro lavoro ad andarli a trovare il venerdì sera all’Orto di Piazza d’Armi e a prendersi cura delle piante che ora abbelliscono le nostre strade.

Il Guerrilla Gardening è in continua espansione e coloro che decidono di agire per far sì che le nostre città siano accoglienti e pulite sono sempre di più, pronti ad aggredire il grigiore delle strade con vanghe e nuovi germogli.


Immagine del lavoro degli “Z di zappa” dal sito https://cuneofotografie.blogspot.com/2014/08/orto-comune-in-stile-guerrilla- gardening.html


Chiara Tuberga

giovedì 3 giugno 2021

Intervista impossibile ai manifestanti in Myanmar

Salve a tutti, bentornati! Eccoci qui con una nuova intervista impossibile. Vi avevamo lasciati con l’uomo blu. Questa volta però gli intervistati saranno più di uno in un contesto completamente diverso.

Ci troviamo in Myanmar, Paese dell’Estremo Oriente conosciuto anche come Birmania. Alle elezioni dello scorso 8 novembre, nella nazione era risultata vincitrice con un ampio margine la Lega Nazionale per la Democrazia, il partito al governo con a capo la presidente Aung San Suu Kyi. L’Esercito aveva avviato una campagna di contestazione del risultato elettorale denunciando brogli elettorali e le tensioni erano man mano aumentate fino ad arrivare al colpo di Stato del primo febbraio, quando le forze armate hanno preso il controllo del Paese e dichiarato lo stato d’emergenza per un anno, dopo aver arrestato la leader del partito e altre figure di primo piano del governo. Poco dopo il golpe, in un videomessaggio trasmesso sulla televisione di proprietà dell’Esercito, viene annunciato che i poteri legislativi, esecutivi e giudiziari sono stati trasferiti al comandante in capo delle forze armate. Le reti mobile e telefonica sono state ristrette e i servizi dei media di Stato sono stati interrotti. La popolazione ha sventolato bandiere rosse della NDL alle finestre e nelle strade sono stati affissi striscioni di sostegno al governo eletto. Alcune manifestazioni sono iniziate pochi giorni dopo il Golpe. Se in un primo momento queste proteste erano pacifiche, la situazione è degenerata quando l’esercito ha iniziato a rispondere ai movimenti con violenza. Siamo ormai ad Aprile e la situazione del Paese è drammatica, sono più di 500 le morti causate dalla dura repressione e moltissimi sono giovani della nostra età.

Proprio per questo abbiamo deciso di intervistare alcuni di loro.

Ecco le risposte di un gruppo di manifestanti.

Noi: Ciao, siamo due ragazze italiane interessate alla situazione qui in Myanmar. Vi dispiacerebbe rispondere a qualche domanda?

Manifestanti: Anche se a malincuore ci fa piacere che ci sia interesse per la situazione del nostro Paese. Le comunicazioni sono state interrotte dal nuovo regime ed è davvero difficile far conoscere ciò che succede qui nel resto del mondo.

Noi: Voi state portando avanti delle grandi manifestazioni, ma da quando tutto questo va avanti?

Mainfestanti: Come saprete, la nostra protesta è iniziata poco dopo il Colpo di Stato avvenuto il primo febbraio. Il nostro intento era quello di difendere la democrazia che tanto avevamo desiderato e che si era realizzata con la NDL, dopo una lunga dittatura. Molti giovani sono scesi in piazza con striscioni e bandiere. Il nostro simbolo era il three-finger salute ispirato alla saga di Hunger Games, in cui il saluto delle tre dita rappresenta la solidarietà in un mondo distopico in cui i ribelli combattono per la libertà contro un tiranno onnipotente. Abbiamo fatto nostro questo gesto, già utilizzato in Thailandia nel 2014, sapendo che sarebbe stato facilmente comprensibile e rappresentativo di concetti di libertà, uguaglianza, solidarietà nei movimenti democratici del nostro Paese.

Noi: In che modo queste proteste pacifiche sono degenerate in violenza?

Manifestanti: Nel terzo giorno consecutivo di proteste contro il golpe la tv di Stato ha lanciato un avvertimento su possibili "azioni" contro le minacce alla "sicurezza pubblica". Hanno affermato che occorreva agire secondo la legge con misure efficaci contro i reati che disturbavano, impedivano e distruggevano la stabilità dello Stato e la sicurezza pubblica. La polizia ha poi usato cannoni ad acqua contro di noi, provocando diversi feriti. Era la prima volta che il regime utilizzava la violenza per reprimere le manifestazioni. La situazione nel giro di poco tempo è peggiorata sempre di più fino a provocare la morte di alcuni dimostranti completamente disarmati e anche molto giovani come Kyal Sin. Tutti uccisi dai soldati. Adesso non hanno nessuna pietà, nemmeno i bambini vengono risparmiati.

Noi: Abbiamo già sentito il nome di questa ragazza. Era una vostra compagna? 

Manifestanti: Sì, lo era. Molti l’hanno soprannominata “The Angel”. Il giorno che è morta indossava una maglietta con su scritto “Everything will be ok”. Fino a un attimo prima di accasciarsi Angel aveva guidato le azioni di tutti. Sapeva che era pericoloso, era l’unica ragazza in prima linea. Aveva coraggio, tanto. Ma non era un’ irresponsabile. Diceva a tutti di stare bassi, per non rischiare inutilmente la vita. Aveva il viso rivolto verso di noi e non verso i soldati. È stato allora che un proiettile le ha trapassato la fronte. Lei non ha detto una parola. Ha smesso di muoversi e di respirare mentre la trasportavamo in braccio in un ospedale di fortuna.

Noi: Non deve essere stato facile per voi vedere una compagna morire così brutalmente.

Manifestanti: Non è mai facile, vediamo ogni giorno persone come noi morire. Ma dobbiamo andare avanti in modo che la loro scomparsa non sia stata vana.

Noi: Dove trovate la forza per continuare a lottare?

Manifestanti: Il nostro obiettivo è quello di combattere per i nostri diritti, ci sentiamo in dovere di farlo, per la nostra nazione, per tutti coloro che hanno perso la vita. Ci è stata tolta ogni forma di libertà, la rivogliamo indietro.         


                                   

Anna Paruzza e Arianna Lovera


martedì 1 giugno 2021

Un gesto simbolico per la comunità LGBT+

Zona di libertà. Che sarà mai questa parola che ci fa sentire un vero e proprio senso di protezione? Ultimamente, in particolare l’11 marzo del 2021, si è sentita questa parola quando l’Unione Europea ha dichiarato di essere zona di libertà per la comunità LGBT+. Questa è una notizia che rende molto felice la comunità arcobaleno, perché anche se si tratta di una risoluzione per rispondere all’arretramento sui diritti rainbow di alcuni stati membri, e quindi di un gesto pressoché simbolico, ciò nonostante, esso si tratta di un grande

passo per l’Unione; cosa che tutti noi personalmente non ci saremmo mai aspettati.

Questo è un gesto di enorme importanza perché ci fa capire che oltre a prendersi cura dei diritti LGBT+, l’UE è un’unione che non rimane indifferente di fronte a casi espliciti di oppressione della comunità LGBT+ che sfortunatamente, si sono presentati proprio in alcuni stati membri dell’Unione; in particolare abbiamo la Polonia e l’Ungheria.

Per esempio in Polonia, il governo di Andrzej Duda ha un atteggiamento negativo sulla comunità LGBT+: infatti il presidente ha descritto “l’ideologia gender” come minaccia per la sopravvivenza dei valori nazionali; parole molto forti e struggenti che ci toccano particolarmente.

Di conseguenza dal 2019 in più di 100 regioni, contee e comuni polacchi si sono create le cosiddette “LGBT+ Free Zone” cioè zone in cui i governi locali non sostenendo la comunità rainbow, non favoriscono la tolleranza verso essa e bloccano i finanziamenti alle organizzazioni che promuovono la non discriminazione e l'uguaglianza. Inoltre gli attivisti della comunità arcobaleno, provando a difendersi da queste risoluzioni, hanno anche rischiato di essere arrestati per le marce del pride.

Un altro stato membro dell’UE che si è rivelato contrario ai diritti rainbow è l’Ungheria dove negli ultimi anni sono state messe in atto molte aberranti norme anti-LGBT+: come il divieto di tenere lezioni sul genere all’università, il divieto della diffusione, l’introduzione di una legislazione che rispetti i “valori cristiani”, il divieto della promozione della propaganda LGBT+, norma emanata nel novembre 2020, seguita poi da vari emendamenti costituzionali che trascurano l’esistenza di persone transgender, e non binarie e limitano il loro diritto alla vita familiare.

Peraltro, nei due paesi membri presi in esame, è stata inoltre proposta una legge che vieta le adozioni per le coppie omosessuali, e questo ultimo punto è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso per poi far sì che l’Unione intervenisse in difesa della comunità arcobaleno.

Sentendo questi provvedimenti presi da questi due paesi europei, sembra che si stiano facendo molti passi indietro e che quindi invece di andare avanti, si stia tornando sempre più indietro fino ai tempi retrogradi; ci fa ribrezzo che la gente sia capace di sprigionare così tanto odio per un individuo solo perché è felice e solo perché ha avuto il coraggio di accettarsi nonostante sia diverso dalla massa.

Per fortuna la risoluzione è stata accettata dalla Parlamento europeo con ben 492 voti favorevoli 141 contrari e 46 astensioni. In Italia alcuni partiti come il Pd, Movimento 5 stelle e Italia Viva sono stati favorevoli alla decisione dell’Unione, ma ovviamente la Lega e Fratelli d’italia si sono rivelati contrari; questo lo potevamo immaginare visto il loro punto di vista sulla legge contro l'omotransfobia proposta in Italia, legge che attualmente nonostante i continui casi d’odio omotransfobico, si trova ancora in stallo nella camera del senato: infatti la proposta di legge viene vista come una violazione alla libertà di opinione dai due partiti.

Anche per il caso in Italia, l’UE si impegna a proteggere la comunità rainbow perché secondo i deputati europei le persone LGBT+ ovunque si trovino nell'UE devono sentirsi liberi di vivere e mostrare il loro orientamento sessuale e la loro identità di genere senza temere di essere discriminati, e inoltre essi devono essere protetti dalle autorità che dovrebbero promuovere l’uguaglianza e i diritti fondamentali di tutti, comprese le persone rainbow.

Infine la vice primo ministro del Belgio Petra De Sutter, ovvero primo membro transgender di un governo in Europa, in occasione della risoluzione simbolica dell’UE esclama: “Oggi scriviamo nero su bianco che non c’è posto per l’odio in Europa e ognuno può amare chi vuole”.

Quindi anche questo fenomeno di cronaca quotidiana della comunità rainbow, ci fa capire che da questo piccolo gesto simbolico, può iniziare una vera e propria era di cambiamento anche per l’Unione Europea.




Chiara Moscatiello


Disagi per l'organizzazione nella scuola

Ormai siamo vicini alla fine di questo anno scolastico, molti studenti e professori come me hanno notato svariate problematiche all’interno ...