martedì 1 giugno 2021

Un gesto simbolico per la comunità LGBT+

Zona di libertà. Che sarà mai questa parola che ci fa sentire un vero e proprio senso di protezione? Ultimamente, in particolare l’11 marzo del 2021, si è sentita questa parola quando l’Unione Europea ha dichiarato di essere zona di libertà per la comunità LGBT+. Questa è una notizia che rende molto felice la comunità arcobaleno, perché anche se si tratta di una risoluzione per rispondere all’arretramento sui diritti rainbow di alcuni stati membri, e quindi di un gesto pressoché simbolico, ciò nonostante, esso si tratta di un grande

passo per l’Unione; cosa che tutti noi personalmente non ci saremmo mai aspettati.

Questo è un gesto di enorme importanza perché ci fa capire che oltre a prendersi cura dei diritti LGBT+, l’UE è un’unione che non rimane indifferente di fronte a casi espliciti di oppressione della comunità LGBT+ che sfortunatamente, si sono presentati proprio in alcuni stati membri dell’Unione; in particolare abbiamo la Polonia e l’Ungheria.

Per esempio in Polonia, il governo di Andrzej Duda ha un atteggiamento negativo sulla comunità LGBT+: infatti il presidente ha descritto “l’ideologia gender” come minaccia per la sopravvivenza dei valori nazionali; parole molto forti e struggenti che ci toccano particolarmente.

Di conseguenza dal 2019 in più di 100 regioni, contee e comuni polacchi si sono create le cosiddette “LGBT+ Free Zone” cioè zone in cui i governi locali non sostenendo la comunità rainbow, non favoriscono la tolleranza verso essa e bloccano i finanziamenti alle organizzazioni che promuovono la non discriminazione e l'uguaglianza. Inoltre gli attivisti della comunità arcobaleno, provando a difendersi da queste risoluzioni, hanno anche rischiato di essere arrestati per le marce del pride.

Un altro stato membro dell’UE che si è rivelato contrario ai diritti rainbow è l’Ungheria dove negli ultimi anni sono state messe in atto molte aberranti norme anti-LGBT+: come il divieto di tenere lezioni sul genere all’università, il divieto della diffusione, l’introduzione di una legislazione che rispetti i “valori cristiani”, il divieto della promozione della propaganda LGBT+, norma emanata nel novembre 2020, seguita poi da vari emendamenti costituzionali che trascurano l’esistenza di persone transgender, e non binarie e limitano il loro diritto alla vita familiare.

Peraltro, nei due paesi membri presi in esame, è stata inoltre proposta una legge che vieta le adozioni per le coppie omosessuali, e questo ultimo punto è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso per poi far sì che l’Unione intervenisse in difesa della comunità arcobaleno.

Sentendo questi provvedimenti presi da questi due paesi europei, sembra che si stiano facendo molti passi indietro e che quindi invece di andare avanti, si stia tornando sempre più indietro fino ai tempi retrogradi; ci fa ribrezzo che la gente sia capace di sprigionare così tanto odio per un individuo solo perché è felice e solo perché ha avuto il coraggio di accettarsi nonostante sia diverso dalla massa.

Per fortuna la risoluzione è stata accettata dalla Parlamento europeo con ben 492 voti favorevoli 141 contrari e 46 astensioni. In Italia alcuni partiti come il Pd, Movimento 5 stelle e Italia Viva sono stati favorevoli alla decisione dell’Unione, ma ovviamente la Lega e Fratelli d’italia si sono rivelati contrari; questo lo potevamo immaginare visto il loro punto di vista sulla legge contro l'omotransfobia proposta in Italia, legge che attualmente nonostante i continui casi d’odio omotransfobico, si trova ancora in stallo nella camera del senato: infatti la proposta di legge viene vista come una violazione alla libertà di opinione dai due partiti.

Anche per il caso in Italia, l’UE si impegna a proteggere la comunità rainbow perché secondo i deputati europei le persone LGBT+ ovunque si trovino nell'UE devono sentirsi liberi di vivere e mostrare il loro orientamento sessuale e la loro identità di genere senza temere di essere discriminati, e inoltre essi devono essere protetti dalle autorità che dovrebbero promuovere l’uguaglianza e i diritti fondamentali di tutti, comprese le persone rainbow.

Infine la vice primo ministro del Belgio Petra De Sutter, ovvero primo membro transgender di un governo in Europa, in occasione della risoluzione simbolica dell’UE esclama: “Oggi scriviamo nero su bianco che non c’è posto per l’odio in Europa e ognuno può amare chi vuole”.

Quindi anche questo fenomeno di cronaca quotidiana della comunità rainbow, ci fa capire che da questo piccolo gesto simbolico, può iniziare una vera e propria era di cambiamento anche per l’Unione Europea.




Chiara Moscatiello


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