mercoledì 28 aprile 2021

Le vittime mia ascoltate

Donne di conforto… Qualcuno ne ha mai sentito parlare? Beh per farne un breve riassunto è un atroce e doloroso pezzo di storia che è stato nascosto, polverizzato come se nulla fosse mai successo.

 Ma esso è stata riportato alla luce grazie al libro “Storia della nostra scomparsa” scritto da Jing-Jing Lee, ma prima di raccontare la trama di questo libro partiamo dalle basi: chi sono queste “donne di conforto”? Esse sono delle donne e ragazze, alcune giapponesi ed altre invece  parte di popoli sottomessi, reclutate nell’esercito giapponese durante la seconda guerra mondiale. Le donne venivano portate in altri paesi e obbligate a prostituirsi nei bordelli gestiti dall’esercito giapponese. Si calcola che siano state 200mila le donne, soprattutto coreane e cinesi, a finire in questi posti, umiliate e violentate anche 40 volte al giorno. 

Solo nel 1991 una donna coreana ha trovato il coraggio di raccontare per la prima volta questa nota dolente della storia, aprendo così una grande discussione con il Giappone; e solo recentemente il tribunale di Seul ha condannato Tokyo all'indennizzo nei confronti di  dodici donne di conforto a cui il Giappone è condannato a versare 100 milioni di won che corrispondono circa a 75 mila euro. Questa somma deve essere versata a ciascuna delle vittime, alcune delle quali nel frattempo venute a mancare.

Per far conoscere queste storie molto importante è stata l’uscita del libro “Storia della nostra scomparsa” che denuncia a tutti i fatti accaduti a quelle donne che non sono mai state ascoltate oppure etichettate in seguito come poco di buono, poiché si pensava che fossero consenzienti. Questo libro parla della storia di Wang Di che ha soltanto sedici anni quando viene allontanata dal suo villaggio e dalla sua famiglia all’epoca dell’invasione nipponica di Singapore per essere rinchiusa in una comfort house e diventare un oggetto alla mercé dei militari giapponesi. La sua vicenda si incrocia, sessant’anni dopo, con quella di Kevin, un ragazzo intenzionato a scoprire la verità sulla propria famiglia dopo aver ascoltato le confessioni della nonna in punto di morte.

Romanzo scomodo, doloroso ma che fa i conti con una dura realtà che in tanti hanno cercato di non far venire alla luce.


«Non pronunciavano mai il mio nome, non mi chiamavano neanche la figlia della signora Ng, come facevano quando ero piccola. Dopo vari giorni capii. Ormai non ero più Wang Di, almeno non per loro, ormai ero solo una wei an fu, una donna di conforto».


«Aveva fatto il giro delle trattorie a buon mercato che ormai spuntavano ovunque per chiedere se servisse un aiuto nel retrobottega, qualcuno che pulisse la cucina i bagni, qualsiasi cosa. Neppure lì al buio la volevano. E il modo in cui la chiamavano, la frase che sussurravano appena voltava le spalle: “è una donna di conforto”. Come uno schiaffo in faccia; come rinchiuderla in uno sgabuzzino. Certi dicevano che l’aveva fatto per i soldi. Che voleva trovarsi un marito. Che avrebbe fatto la vita facile».


Elisa Chiapale


La scuola ai tempi della DAD

E’ ormai un anno che, a causa del Coronavirus, la nostra vita scolastica è cambiata. Non è più scandita dal solito rituale, fatto di sveglia all'alba per prendere un mezzo pubblico che ti porta in un luogo dove frequenti la scuola scelta. Non è più quella classica che noi tutti conosciamo, data da giornate passate sui banchi, in classe, con insegnanti che si alternano alla cattedra e comunella con i compagni. Non è più quella struttura che noi tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo chiamato inferno o carcere!  

La nostra istruzione ora passa esclusivamente via cavo. E’ diventata interattiva, cioè scuola fatta da casa con il computer e  viene chiamata DAD, acronimo di Didattica a Distanza. Dopo dodici mesi posso dire che la DAD ha sia dei lati positivi che negativi. Con il suo avvento siamo stati tutti obbligati ad imparare ad utilizzare in modo proficuo il pc e a capire che la tecnologia serve non solo per giocare. Con questo tipo di scuola la mattina si dorme di più e di certo, nel periodo in cui siamo, uno dei lati positivi è che almeno non dobbiamo indossare la mascherina.  

Tuttavia, come ogni cosa  ha anche i suoi lati negativi e primo fra tutti è che non è scuola. La scuola, a mio parere, non è solo una serie di argomenti da studiare ed imparare. Secondo me, la scuola è anche contatto tra alunni ed insegnanti, ma soprattutto confronto, cosa difficile da fare con la DAD. Altro aspetto negativo sono le connessioni internet  che non sono ancora abbastanza potenti per supportare tutte le persone che vi sono collegate in questi mesi, anche perché pure gli adulti hanno dovute ricorrere allo smart working. Da non sottovalutare poi c’è il fatto che nei nostri territori collinari e montani, a volte, le connessioni sono proprio scadenti (in certi posti non si vede bene neppure la tv).  Inoltre in DAD è più facile distrarsi ed è anche più difficile apprendere gli argomenti e le spiegazioni, perché, pur riconoscendo gli sforzi fatti dagli insegnanti, manca il sincronismo, per cui diventa difficile chiedere spiegazioni quando non si capisce un concetto. Inoltre la DAD uccide i rapporti umani, tra compagni quasi non ci si conosce.

A livello fisico è più stancante, perchè stare tutto il giorno davanti ad un computer affatica parecchio i nostri occhi, ma anche le nostre schiene, perché non tutti possono disporre di sedie e tavoli da ufficio. L’isolamento imposto dalla DAD e dalla pandemia inoltre influisce negativamente anche sulla nostra psiche.

Tuttavia la DAD è un'esperienza da non buttare totalmente. In futuro si potrebbe utilizzare per far seguire le lezioni ai ragazzi, che per malattia o incidenti non possono venire a scuola, evitando loro così di perdere un anno scolastico. 

Personalmente sono giunta alla conclusione che, benché ogni tanto vorremmo fare un giorno di vacanza per dormire o saltare un'interrogazione o una verifica, la scuola migliore sia ancora quella fatta tra le mura di un edificio e tra i banchi. Anche il rapporto con gli insegnanti è migliore in presenza, perché per loro è più facile capire se un alunno ha studiato o meno, se ha dei problemi e se riesce a seguire quanto da loro spiegato.


Marzia Marenco






Indovina il prof 5!

Bentornati cari lettori, speriamo che siate pronti per una nuova ed entusiasmante sfida: riuscirete questa volta a risalire all’identità di un altro dei nostri (fantastici) professori? Sì? Ve lo auguriamo. E allora motore, ciak, professoressa!


Buongiorno! Che ne dice di iniziare la nostra intervista dando ai nostri amici a casa qualche informazione generale o interessante su di lei? 


Certamente. Mio padre è nato in Egitto.

Ero una Girl Guide - come gli Scout per le ragazze - quindi sono "sempre

preparata" (questo è il mio motto!).

Ho trovato un lavoro part-time come cassiera in un supermercato quando avevo 16 anni, per poi lasciare definitivamente casa e diventare indipendente all'età di 21.

Al momento, sono sposata e ho tre figli … ma, che resti tra noi, ecco a voi un’altra curiosità: ho spostato lo stesso uomo per ben due volte, ma in due Paesi diversi!


Wow! Questo significa che ha indossato il suo abito da sposa per due volte!

Esattamente


Cosa ama fare?


Adoro viaggiare e, anche se non sono esattamente una "jet-setter", ho

viaggiato parecchio fino a questo momento.


Ci potrebbe dire quale è stato il miglior viaggio di tutta la sua vita?


E’ stato probabilmente quando ho viaggiato per tutta l'Europa con i miei amici quando avevo vent'anni. In pratica, per farla semplice, avevamo comprato un biglietto ferroviario di un mese che ti permetteva di viaggiare ovunque tu volessi in Europa, su qualsiasi treno, in qualsiasi posto. Facevamo lunghi viaggi notturni in modo da poter dormire sul treno e risparmiare tra pernottamenti negli ostelli o eventuali alloggi temporanei. È stata un'esperienza incredibile, grazie alla quale credo di aver imparato ad adattarmi e ad apprezzare il mio letto pulito e comodo quando sono tornata.


Ha mai avuto qualche disavventura durante i suoi viaggi?


Sfortunatamente, sì: una volta, a Parigi, siamo stati borseggiati, rubandoci la carta d'identità e minacciandoci con un coltello mentre ci guardavamo intorno nella zoona di Montmartre. Dopo di che, ci siamo recati immediatamente alla stazione di polizia per denunciare l’accaduto ma non riuscivamo a ricordare la giusta traduzione della parola "coltello" e, così, siamo finiti col dire che i criminali avevano usato un cucchiaio per minacciarci! Direi che questo può essere di gran lunga considerato l'evento peggiore che mi sia mai accaduto durante un’esperienza di viaggio.


Durante la sua vita le è accaduto qualcos’altro di pericoloso?


Sembra strano, ma devo ancora una volta rispondervi affermativamente: sono stata colpita da un fulmine sulla cima del Monte Bourel, in Valle Stura, un paio di settimane prima del mio matrimonio 


Accidenti, che spavento!

Com'era da bambina? 


Riservata, educata e molto magra


Ed invece ora come si descriverebbe? 


Direi che sono una persona tranquilla, abbastanza divertente, e probabilmente un

imbarazzo per le mie figlie.


A suo parere cosa pensano di lei i suoi studenti? 


Credo che pensino che sono una pazza, con la mia mitica pallina in classe.


Ci potrebbe dire, per favore, cosa voleva fare da bambina?


Assolutamente: all’inizio volevi essere un avvocato … poi sono cresciuta e ho capito che non ce l'avrei mai fatta! Certamente non volevo fare l'insegnante!


Adesso però questo lavoro le piace?


Sì, amo molto il mio lavoro. Mi piace vedere i progressi che i miei studenti riescono a portare avanti e ottenere nei loro 5 anni di scuola … è incredibile vederli crescere come persone, diventare maturi, anche imparando la materia che insegno.


Che bello sentirla dire questo! Potremmo sapere da quando insegna?


Insegno dal 1988. Sono stata insegnante in scuole materne, elementari, medie, superiori, corsi serali e sono stata anche formatrice di alcuni docenti. 


Cosa farebbe se non fosse un'insegnante?


Penso che se dovessi cercare una strada alternativa, un lavoro diverso per qualche strano motivo, molto probabilmente mi piacerebbe essere un'infermiera pediatrica. Semplicemente amo i bambini.


Quali sono i suoi difetti?


Sono assolutamente senza speranza nel prendere decisioni ed estremamente smemorata, specialmente i nomi. Non riesco mai a ricordare il nome di nessuno a scuola e spesso chiedo "Sei nuovo?”.


E invece per quanto riguarda i suoi pregi? 


Sono brava a organizzare viaggi per le vacanze e conosco abbastanza bene le lingue. Detto questo, però, detengo il titolo di “Peggior studente di spagnolo della scuola”. Perché? Beh, qualche anno fa mi ero iscritta al corso di spagnolo per insegnanti nella nostra scuola, pensando "Sì, lo spagnolo, sarà sicuramente facile come bere un bicchier d'acqua". Tutti i miei colleghi del corso riuscivano a capire perfettamente l'insegnante di spagnolo, inventare frasi, svolgere gli esercizi, usare il piemontese per comprendere al meglio le lezioni, interagire tra di loro .... E poi c'ero io, completamente persa, incapace di dire qualsiasi cosa, di ogni genere, confondendo tutte le regole delle varie lingue che so parlare … tanto che, quando sono andata a Maiorca l'estate seguente, ogni volta che cercavo di dire qualcosa lasciavo dietro di me una scia di gente che piangeva dalle risate!


Può succedere prof, vedrà che con un po’ di esercizio parlerà uno spagnolo excelente.

Ultima domanda: cosa la rende la persona che è oggi?


Appartengo a due culture e ho preso il meglio di entrambi i mondi. Questo mi rende una persona fortunata.

Dato che mi considero molto molto buona, vi lascio ancora un indizio per indovinare chi sono: sono facilmente riconoscibile dal mio accento e per i miei capelli, oltre che per il mio indimenticabile e insostituibile slogan ...


Avete indovinato di chi si tratta? Noi speriamo di sì. Alla prossima puntata cari amici!


Marianna Ballestra





martedì 27 aprile 2021

Misty Copeland: una ballerina fuori dai canoni

Molte ballerine famose di danza classica ballano sul palco fluttuando nell’aria sfoggiando i loro fisici perfetti, magri e senza alcuna imperfezione...ma avete mai visto ballerine classiche totalmente fuori dagli schemi?

Ecco, una ballerina definita “fuori dagli schemi” che si è aggiudicata il titolo più prestigioso del mondo del balletto, in una delle tre compagnie di danza classica più importanti degli Stati Uniti è Misty Copeland.

E proprio come quella volta in cui scoprii l’esistenza di questa ballerina innovativa, voi vi starete chiedendo: chi è questa Misty Copeland?

Misty nasce il 10 settembre dell’88, a Kansas City nel Missouri dalla madre di origini italiane ed afroamericane Sylvia DelaCerna, e dal padre di origine tedesca ed afroamericana Doug Copeland. La ballerina è la più piccola di quattro figli del secondo matrimonio della madre, che da giovane era stata una cheerleader nella sua piccola cittadina, ed in seguito aveva studiato danza per poi diventare medica qualificata. L’infanzia di Misty è molto movimentata da vari trasferimenti, dalle condizioni economiche precarie della famiglia, dai vari mariti della madre e dal suo cattivo rapporto con Sylvia DelaCerna. 

La ragazza prosegue la sua infanzia in alcune cittadine della California, in particolare a San Pedro, dove inizia il suo percorso nel mondo della danza nella scuola di San Pietro Dance Center, con l’insegnante Cynthia Bradley. Quando la ragazza comincia il suo percorso nello studio della danza classica ha solo 13 anni, e anche se è decisamente tardi per intraprendere gli studi, la nostra piccola ballerina inizia ad andare sulle punte e dopo solo tre anni comincia a vincere vari premi. La Copeland può continuare i suoi studi grazie alle borse di studio ed in seguito ad una adozione che la allontanerà dalla sua famiglia.

L’ idolo da cui Misty ha potuto trarre ispirazione e che le ha dato la forza di andare avanti è sempre stata Nadia Elena Comaneci, la più grande ginnasta del XX secolo e protagonista del film “Nadia”.

Nel 1998 quando Misty ha 15 anni, i suoi insegnanti di danza e sua madre intraprendono una battaglia legale per la sua custodia che poi si concluderà con la riduzione della tutela della madre e con l’emancipazione della ragazza. Nel frattempo Misty riceve varie offerte di lavoro e dopo la fine della battaglia legale, si trasferisce per studiare con una nuova insegnante, membro dell’American Ballet Theatre (ABT).

Ancora oggi la ballerina afroamericana fa parte di questa compagnia di danza classica e come ho introdotto all’inizio dell’articolo, nel 2015 Misty diventa la prima étoile nera nei 75  anni storia dell’ABT; l'étoile è il più alto grado che un ballerino può raggiungere nelle compagnie del balletto ed è la nomina più ambita da tutti i ballerini del mondo.

Chi se lo sarebbe mai aspettato che una ragazza con una vita così travagliata avrebbe ricevuto questo importante titolo? Beh, trovo che il principale messaggio che la ballerina vuole trasmetterci è che non bisogna mai aver paura di  sognare in grande; e quindi se si vuole veramente realizzare un sogno, bisogna fare qualunque cosa affinché questo si avveri.

Tra le altre cose in passato si è parlato di lei in molte riviste di moda anche italiane, come Vanity Fair e ha scritto molti libri come “Life in motion” nel 2014, “Ballerina body” nel 2017,  “Bunheads” nel 2020 ed altri.Misty ha sempre saputo osare pur non essendo una ballerina tradizionale, magra e snella. Lei è una donna formosa, dal fisico atletico ma, proprio per questo, ha saputo dimostrare che nulla è impossibile.

La storia di questa “ballerina-guerriera” è un primo passo per poter abbattere gli standard che il balletto classico impone ormai da millenni ai ballerini di tutto il mondo.


Chiara Moscatiello


L'arrivo dei "super straight"

Avete mai sentito parlare delle persone “super-straight”, ovvero delle persone “super etero”?


Ecco in questi giorni un ragazzo americano ha lanciato l'hashtag #superstraight ed attraverso un tik tok ha affermato di essere un eterosessuale che esce solo con donne biologiche, escludendo le donne transessuali. Inoltre ha ribadito che questa sua dichiarazione non è di natura transfobica, bensì è solo l’espressione del suo orientamento sessuale.


In seguito all’azione di questo ragazzo, molte altre persone si sono dichiarate come super etero usando l’omonimo hashtag e si è poi venuto a formare un vero e proprio movimento di persone “straight” che comprende super eterosessuali ma anche super lesbiche, super omosessuali e super bisessuali; e infine hanno creato anche l’apposita bandiera che tutti gli orientamenti sessuali hanno.

Questa notizia nel mondo transessuale ha creato molto scalpore: infatti numerosi utenti hanno insultato il ragazzo nei commenti accusandolo di essere transfobico e lo hanno addirittura minacciato di morte, in seguito l’applicazione di Tik Tok ha eliminato tutti i video di coloro che hanno usato quella hashtag.


Di conseguenza questi insulti hanno poi aumentato il conflitto tra le due correnti di pensiero e quindi se non si fosse data troppa attenzione alla dichiarazione stupida ed inutile del ragazzo, non si sarebbe arrivati alle minacce di morte. La prima domanda che vi pongo, ma che soprattutto mi pongo io in prima persona è: perché l’uomo ha questo bisogno irrefrenabile di dover etichettare delle minuscole ed insignificanti differenze sugli orientamenti sessuali? Perché bisogna creare altre differenza per i vari orientamenti sessuali?


Questa è una delle tante cose che non riesco ancora a comprendere: l’uomo non ha bisogno di giustificare sempre la propria identità di genere ed il proprio orientamento sessuale creando etichette e nomignoli, mentre ognuno dovrebbe sentirsi libero di amare chi vuole e di essere chi vuole senza dover dare per forza delle spiegazioni alla società. Trovo aberrante il fatto di discriminare le persone trans che anche dopo le varie operazioni fatte per completare la propria transizione, non vengono ancora definite come vere e proprie donne o uomini, anzi vengono insultate ed isolate dalla società. Un altro fatto sconcertante che ci fa capire che l’ignoranza umana non ha limiti, è che il ragazzo in questione ha definito “super” questo “nuovo” orientamento, però questo “super-straight” non è migliore dagli altri eterosessuali: i vari orientamenti sessuali vanno messi tutti sullo stesso piano, non esiste che un orientamento sia migliore di un altro.


L’obiettivo della comunità LGBT+ non è quello di insegnare che un orientamento sessuale è migliore di tutti gli altri, al contrario ci insegna che il mondo è bello perché è vario e che siamo tutti sullo stesso piano.  Inoltre queste persone appartenenti al movimento dei super etero sono convinte del fatto che debbano far parte della comunità LGBT+, una comunità composta da minoranze per lo più discriminate che non avendo i diritti che ogni uomo sulla faccia della terra dovrebbe assolutamente avere, devono combattere ogni giorno per guadagnarseli.


E qui ci colleghiamo all’articolo che ho fatto sulla legge contro l’omotransfobia (che se non avete ancora letto vi consiglio vivamente di andare a consultare): perché gli eterosessuali dovrebbero chiedere i diritti che hanno già? 

Infine voglio ricordare che ognuno di noi può amare chi vuole senza il bisogno di doversi etichettare per forza, l’importante è che si sia felici con la persona che si ha accanto.


Chiara Moscatiello





Il cuore del mago

Lo Studio Ghibli è uno studio cinematografico di film d'animazione giapponese. I suoi anime sono conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo. Fu fondato nel 1985 dal celebre regista Hayao Miyazaki, il quale iniziò come collaboratore per la celebre serie Heidi. Tra i film disegnati da lui dello studio Ghibli sono molto famosi lungometraggi come “La città incantata”, “Il mio vicino Totoro” o “Ponyo sulla scogliera” ma, senza dubbio, uno dei più belli e anche il mio preferito, è Il Castello Errante di Howl. Il Castello Errante di Howl è ispirato al romanzo di Diane Wynne Jones, al quale l’animazione rimane molto fedele, ma con delle modifiche che hanno reso questo capolavoro possibile. La possiamo definire come una storia che mescola avventura, dramma e romanticismo in un contesto magico e bellico al tempo stesso.



Il Castello Errante di Howl racconta la storia di Sophie, una ragazza semplice di 18 anni che gestisce il negozio di cappelli che le è stato lasciato dal padre. Durante una delle sue rare uscite in città la ragazza viene importunata da alcuni soldati in servizio e, in quell’occasione, incontrerà per la prima volta il bel mago Howl, che interviene in suo soccorso. Tornata in negozio, Sophie riceve una visita della Strega delle Lande che, gelosa di Sophie perché brama il cuore di Howl tutto per sé (letteralmente) e credendo fosse l’amante del mago, la maledice. Un incantesimo che la trasforma in una vecchia signora, che non potrà essere spezzato da nessuno e del quale la povera ragazza non può parlare. Impaurita decide di fuggire da casa sua e dalla sua città dirigendosi verso le Lande desolate. Per puro caso, entra nel Castello Errante di Howl (errante proprio perché si sposta sulle sue gambe pseudo-meccaniche) e si fa assumere come donna delle pulizie, nascondendo la sua vera identità. Qui riuscirà ad essere accettata dai personaggi che vi abitano tra cui Markl, il piccolo apprendista di Howl, Calcifer, il demone del fuoco che vive nel caminetto del castello che ha un potere incommensurabile avendo il compito di far muovere la fortezza e, ovviamente lo stesso grande mago Howl.

Uno dei temi fondamentali di questo film, che in questo punto differisce dalla trama del libro, è quello bellico. Il libro non mostra alcuna guerra imminente per la quale Howl è profondamente preoccupato, mentre nell’anime, è uno dei punti fondamentali che porteranno allo sviluppo della trama e alla crescita dei suoi personaggi, soprattutto dello stesso protagonista maschile. Questa decisione è stata presa dal regista Hayao Miyazaki, molto appassionato di storia e temi bellici che decise di inserirlo poiché all’epoca rimase particolarmente scosso dalla guerra in Iraq.

Anche il “non è come appare” è un tema ricorrente. Non solo la protagonista Sophie con la sua trasformazione è una vittima di questo gioco magico. Durante l’intero film appariranno sempre più personaggi che si presentano in un modo ma in realtà sono tutt’altro. Tra cui persino il mutevole mago Howl, lo spaventapasseri Testa di Rapa, Il piccolo Markl o la maga di corte Sulliman. Tutti i personaggi del film mostrano ciò che in realtà non sono, perfino il demone Calcifer o la Strega Delle Lande.

Il tema centrale del film, è sicuramente il rapporto tra la vecchiaia e la bellezza. Sophie è una ragazza che si vede semplice e bruttina, sacrificando la propria giovinezza per il senso di dovere che si sente pesare addosso a causa della cappelleria lasciata dal padre. In antitesi a Sophie troveremo invece sua madre, che non più così giovane, vive la sua vita la meglio, non preoccupandosi nemmeno per la figlia scomparsa, perché troppo presa dal suo nuovo matrimonio. Oltre alla madre appare evidente anche il confronto con il mago Howl, bello esternamente, narcisista ed egoista, ossessionato dalla sua bellezza, perché ritiene di non avere altro. Perciò è facile notare come la trasformazione di Sophie sia solo l’eternizzazione della sua vecchiaia interiore. Anche se questo cambiamento la cambierà dal profondo tirando fuori la grinta e la determinazione che non mostrava in precedenza, facendo finalmente emergere la sua bellezza interiore.

Ovviamente ci sarebbero ancora tantissimi temi di cui parlare, tra cui quello dell’amore, ma per non fare ulteriori spoiler sulla vicenda della nonnetta Sophie e il bel mago Howl, l’unica cosa che resta da fare è andare a vederlo. Facendoci investire da una incantevole fiaba caratterizzata dalla bellezza e che insegna, per chi starà ascoltando, il vero significato dell’amore al di là dell’apparenza.


Camilla Somale

lunedì 26 aprile 2021

Golden Globe 2021

Anche quest’anno, sono avvenute  le nomination per i famosi “Golden Globe”.

La cerimonia di premiazione della 78ª edizione dei Golden Globe Awards ha avuto luogo il 28 febbraio 2021 ed è stata trasmessa in diretta dalla rete statunitense NBC.

A causa covid il programma  non si è svolto come tutti gli anni ,a gennaio, ma è slittato a fine febbraio. 

Molte nomination hanno preso parte a questa edizione, tra cui anche la nostra cara Italia.

Il nostro Paese è presente grazie al film con Sophia Loren La vita davanti a sé firmato dal figlio Edoardo Ponti, una produzione Netflix andata direttamente sulla piattaforma per via delle sale chiuse e che ha segnato il ritorno davanti alla macchina da presa della diva ottantaseienne, che però non risulta tra le attrici. È italiano anche il regista che firma il film che batte bandiera francese, Due, diretto da Filippo Meneghetti. C'è anche la voce italiana di Laura Pausini che interpreta il brano Io sì (Seen) di Diane Warren, colonna sonora del film con Sophia Loren.

Madame Rosa è un ex prostituta, una sopravvissuta dell’Olocausto piena di traumi e caratterizzata da una durezza che le viene da una vita difficile e accoglie bambini orfani e figli  di prostitute in attività. Li gestisce, li sfama, gli dà un luogo sicuro dove stare e li educa. È una madre surrogata che rinnova quella dialettica che il cinema italiano ha sempre promosso e oggi fatica moltissimo a lasciarsi dietro, quella che vede sempre le donne o come prostitute o come madri.

Film bellissimo, che ha colpito milioni di italiani ma  non solo, perché ha successo anche all’estero. Ciò che è stato di più apprezzato sono le tematiche molto forti presenti nella storia e ancora molto  attuali. 

Oltre a questo film, è stato premiato anche una bellissima pellicola della Disney.

Dopo aver ottenuto i suoi primi due Golden Globe dal lancio, Disney + ha portato a casa molti onori per il film Disney Pixar, Soul, diretto dal vincitore dell'Oscar Pete Docter, direttore di Up e inside out. Soul ha vinto il Golden Globe come Miglior film d’animazione e come Miglior colonna sonora originale. Ha ricevuto recensioni molto positive dalla critica, con elogi per l'animazione, la storia, il doppiaggio originale e la colonna sonora. Soul è il primo film Pixar a scegliere un afroamericano come protagonista della storia.

 Il film cerca di rispondere a delle domande che ogni essere umano si sarà posto almeno una volta durante la sua vita: "Chi siamo? Da dove veniamo? Perché siamo sulla Terra? Da dove nascono i nostri desideri e i nostri interessi?". La storia ruota intorno a Joe Gardner, un insegnante di musica delle scuole medie, che si sente bloccato nella vita e deluso del suo lavoro. Lui però sogna di diventare un importante pianista jazz e di suonare nel jazz club di New York Half Note. Sembra che i suoi desideri vengano avverati quando viene chiamato per sostituire un musicista nel complesso di una nota sassofonista, Dorothea Williams. Mentre Joe si avvia per prepararsi per la sua prima esibizione, cade in un tombino. Quando la sua anima lascia il suo corpo, si ritrova nell’Altro Mondo; il luogo dove  le anime attendono un corpo materiale. In questa grande avventura imparerà come vengono create e perfezionate le anime e incontrerà nuovi personaggi particolari che lo aiuteranno in questo viaggio. Tra questi 22, un’anima cinica non intenzionata a vivere sulla terra come essere umano. Joe mostrerà a 22 le sue stesse qualità e insieme impareranno il vero motivo per cui merita vivere.


Alessia Di Rosa & Camilla Somale 

SOS api


La primavera è alle porte e, come ogni anno, sono arrivate con lei anche le api. Sì, esatto, quei piccoli insetti a strisce che sono in grado di gettare nel panico intere classi quando entrano dalla finestra aperta di un’aula e che avete cercato più volte di scacciare mulinando elegantemente le braccia. Probabilmente vi hanno detto e ripetuto che un’ape non attacca se non si sente minacciata perché la perdita del pungiglione la porterebbe direttamente alla morte e che restare fermi è la migliore tattica di sopravvivenza, ma questo non vi ha mai impedito di cercare di spiaccicare la malcapitata con il vocabolario di latino. Sappiate fin da subito che la tattica del vocabolario porta il più delle volte al fallimento totale perché l’ape, schivato il librone, non avrà problemi ad individuarvi e a vendicarsi con una bella puntura. A questo punto viene da chiedersi perché l’ape si privi volontariamente del pungiglione per difendersi pur sapendo che così facendo morirà in pochi minuti. Questo insetto dà tutto per la propria famiglia compresa la vita, se un’ape vi attacca, dunque, è perché vi ritiene un pericolo per l’alveare e pungendovi non solo difende le proprie compagne ma segnala alle altre la vostra presenza perché il pungiglione, rimasto impigliato nella vostra pelle, rilascerà feromoni d’allarme per aiutarle ad individuare e attaccare il nemico.

I feromoni sono solo uno dei metodi utilizzati dalle api per comunicare fra loro, un altro particolarmente interessante è l’esecuzione di danze per indicare alle compagne la posizione del cibo. L’ape, infatti, dopo aver trovato un prato o un cespuglio fiorito, torna all’alveare ed esegue particolari coreografie per spiegare alle altre come raggiungere la fonte di cibo tenendo conto della posizione del sole e dell’alveare. Incredibile, no?

E se vi dicessi che le api, oltre a produrre il miele, sono anche le responsabili dell’impollinazione e quindi della sopravvivenza di migliaia di specie vegetali? Le api, infatti, mentre volano di fiore in fiore alla ricerca di cibo, si sporcano di polline che poi lasciano cadere in tutte le corolle che visitano permettendo così la trasformazione del fiore in frutto e la formazione del seme che darà vita a nuove piante. Se le api smettessero di svolgere questo lavoro il mondo andrebbe in crisi perché le piante non produrrebbero più frutti e semi puntando dritte all’estinzione.

Purtroppo le api stanno davvero morendo diventando sempre meno tanto da allarmare tutto il mondo preoccupato per la loro imminente scomparsa. Alcune persone si sono messe al lavoro per trovare il modo di fare a meno delle api creando, per esempio, droni impollinatori, ma anche se riuscissero a realizzare questo progetto il costo sarebbe davvero enorme perché le api fanno gratis un lavoro da circa 265 miliardi di euro l’anno. E poi, come faremo senza miele?

Le api si stanno estinguendo per colpa nostra e principalmente a causa del riscaldamento globale, della perdita di habitat naturali e soprattutto dell’uso spropositato di pesticidi che avvelenano le api quando volano sui nostri campi.

La buona notizia è che tutti noi possiamo aiutare le api a sopravvivere e basta davvero pochissimo! Se non siete politici o agricoltori potete aiutare le api fornendo loro fonti di cibo non contaminato da pesticidi piantando dei fiori in giardino o in un vaso sul balcone. Le api apprezzano in particolare fiori come la lavanda, il rosmarino, il tagete, il timo, la calendula, il girasole e molte altre specie ricche di polline e molto profumate. Se vivete in città e pensate che le api non arrivino a volare fino al vostro balcone sappiate che le api sono in grado di percorrere chilometri per cercare fonti di cibo e ricordate che, quando una di loro avrà trovato i fiori, avvertirà anche le altre e presto intorno al banchetto fiorito si creerà un allegro viavai.

Non vi ho ancora convinti? Le api continuano a sembrarvi belve assetate di sangue e l’idea di attirarle nel vostro giardino o balcone perché ne trasmettano le coordinate a tutto l’alveare non vi attira ancora? Ricordate che le api non hanno nessuna voglia di perdere il pungiglione e la vita e che un terzo del cibo che mangiate dipende direttamente da loro. Se non puoi sconfiggere il tuo nemico fattelo amico.




Chiara Tuberga


Chicchi e la mimosa



La mimosa, tenace fiore selvatico dai vivaci grappoli gialli, è portata in dono a tutte le donne in occasione della festa dell’8 marzo. Questa tradizione ebbe origine nel 1946 quando la parlamentare Teresa Mattei propose l’idea alla Repubblica Italiana, istituzione ancora giovane e appena nata dalle ceneri del fascismo.

Teresa Mattei aveva assistito alla seconda guerra mondiale e non si era limitata a fare da spettatrice, ma aveva partecipato attivamente come partigiana, il suo nome di battaglia era Chicchi. Durante la guerra il ruolo delle donne era cambiato, gli uomini infatti erano stati chiamati a combattere e madri e mogli avevano preso il loro posto nelle fabbriche e nelle fattorie prendendo sulle proprie spalle l’economia italiana. Moltissime donne come Teresa, poi, si erano unite alla resistenza combattendo sulle montagne a fianco degli uomini e rischiando con loro la vita per liberare il proprio paese. Le donne si erano ribellate all’idea che i fascisti avevano di loro come mogli subordinate ai mariti e macchine buone solo a produrre figli impugnando zappe o fucili e dimostrando la loro forza.

Dopo la guerra gli uomini avevano ripreso il loro posto e le donne erano tornate alla casa e ai figli, ma il loro sostegno non era stato dimenticato del tutto, furono infatti invitate a partecipare al nuovo governo ventun donne che presero il loro posto a fianco degli uomini per rifondare il paese. Teresa Mattei venne anch’essa eletta a soli venticinque anni come segretaria nell'Ufficio di Presidenza dell'Assemblea Costituente e fu lei a prendere la parola quando ci fu bisogno di scegliere un fiore per la Festa della donna. Erano state già proposte le violette, ma erano fiori troppo costosi e difficili da trovare. Teresa pensò allora a un fiore semplice, ma che si distingueva per la tenacia con cui ogni anno fioriva anche sui terreni più impervi colorando di giallo campi e prati devastati dalla guerra, il fiore che i partigiani regalavano alle staffette. La mimosa ottenne la maggioranza dei voti e divenne, da allora, il fiore che si regala alle donne l’8 marzo per ricordare a loro e al mondo quanta forza ci può essere in qualcosa di tanto piccolo e delicato.

“Quando nel giorno della Festa della donna vedo le ragazze con un mazzolino di mimosa penso che tutto il nostro impegno non è stato vano” - Teresa Mattei


Chiara Tuberga

Disagi per l'organizzazione nella scuola

Ormai siamo vicini alla fine di questo anno scolastico, molti studenti e professori come me hanno notato svariate problematiche all’interno ...