Teresa Mattei aveva assistito alla seconda guerra mondiale e non si era limitata a fare da spettatrice, ma aveva partecipato attivamente come partigiana, il suo nome di battaglia era Chicchi. Durante la guerra il ruolo delle donne era cambiato, gli uomini infatti erano stati chiamati a combattere e madri e mogli avevano preso il loro posto nelle fabbriche e nelle fattorie prendendo sulle proprie spalle l’economia italiana. Moltissime donne come Teresa, poi, si erano unite alla resistenza combattendo sulle montagne a fianco degli uomini e rischiando con loro la vita per liberare il proprio paese. Le donne si erano ribellate all’idea che i fascisti avevano di loro come mogli subordinate ai mariti e macchine buone solo a produrre figli impugnando zappe o fucili e dimostrando la loro forza.
Dopo la guerra gli uomini avevano ripreso il loro posto e le donne erano tornate alla casa e ai figli, ma il loro sostegno non era stato dimenticato del tutto, furono infatti invitate a partecipare al nuovo governo ventun donne che presero il loro posto a fianco degli uomini per rifondare il paese. Teresa Mattei venne anch’essa eletta a soli venticinque anni come segretaria nell'Ufficio di Presidenza dell'Assemblea Costituente e fu lei a prendere la parola quando ci fu bisogno di scegliere un fiore per la Festa della donna. Erano state già proposte le violette, ma erano fiori troppo costosi e difficili da trovare. Teresa pensò allora a un fiore semplice, ma che si distingueva per la tenacia con cui ogni anno fioriva anche sui terreni più impervi colorando di giallo campi e prati devastati dalla guerra, il fiore che i partigiani regalavano alle staffette. La mimosa ottenne la maggioranza dei voti e divenne, da allora, il fiore che si regala alle donne l’8 marzo per ricordare a loro e al mondo quanta forza ci può essere in qualcosa di tanto piccolo e delicato.
“Quando nel giorno della Festa della donna vedo le ragazze con un mazzolino di mimosa penso che tutto il nostro impegno non è stato vano” - Teresa Mattei
Chiara Tuberga
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