Cari lettori,
Oggi continua il nostro viaggio e questa volta siamo diretti in Oriente, più precisamente a
Kyoto dove abbiamo incontrato il grande maestro Hiroki Kiyokawa. Hiroki Kiyokawa è un
grande maestro e artigiano di Kintsugi.
L’abbiamo conosciuto grazie ad una trasmissione televisiva nella quale mostra la sapienza,
la cura del dettaglio, l’amore e la passione per quest’arte. Con il termine “Kintsugi”, che in
italiano si traduce letteralmente in “riparazione con l’oro”, si intende una tecnica giapponese
per riparare oggetti in ceramica. All'interno di questa arte, le fratture non vengono solo
lasciate visibili, ma addirittura evidenziate e valorizzate con l’aggiunta di polvere d'oro, al fine
di creare un nuovo oggetto. Ma adesso lasciamo la parola al maestro!
NOI: こんにちは (Konnichiwa) maestro Hiroki Kiyokawa, è un piacere fare la sua
conoscenza. Grazie per aver accettato di incontrarci, oggi se le va vorremmo parlare della
sua arte.
IL MAESTRO: Grazie a voi per esservi interessate al Kintsugi, per me è un piacere fare
conoscere anche in Occidente quella che per noi è un’antica tradizione.
NOI: A proposito, ci potrebbe spiegare le origini di questa tecnica?
IL MAESTRO: Siamo in Giappone nel XV secolo, quando Ashikaga Yoshimasa, un
importante dittatore militare, ruppe la sua tazza preferita e la mandò a riparare. Dobbiamo
ricordare che a quel tempo si praticavano rudimentali tecniche di riparazione degli oggetti
rotti che si ricostruivano tramite l’uso di legature di metallo che risultavano molto poco
estetiche. Quando la famosa tazza tornò tra le mani dello shogun non fu per niente
soddisfatto e la mandò nuovamente a far restaurare da alcuni artigiani giapponesi, i quali
ricomposero la ceramica pezzo per pezzo grazie alla lacca Urish, una resina di una pianta
arricchita con polvere d’oro. Da qui l’arte dello Kintsugi, che, invece di liberarsi dei cocci rotti,
ne esalta la riparazione con i metalli preziosi.
NOI: È proprio questo che ci ha incuriosito: la grande attenzione che viene data alla
riparazione, che sembra nascondere anche un significato più profondo.
IL MAESTRO: Avete proprio ragione! In Oriente molte azioni vengono spesso compiute con
una valenza maggiore della semplice utilità pratica. Questa tecnica è associata alla
resilienza, ovvero alla capacità di rialzarsi dopo un brutto periodo, migliori di prima.
NOI: In Occidente quando si rompe un oggetto per ripararlo usiamo solitamente la colla
trasparente, in modo da nascondere le linee di rottura, è interessante notare come invece la
tecnica del Kintsugi valorizzi le crepe con il metallo prezioso.
IL MAESTRO: Solitamente l’uomo tende a nascondere le sue ferite perché sono sinonimo
di fragilità e dolore, mentre questa tecnica mette a nudo le imperfezioni e la frammentazione,
scoprendone anche dei risvolti inaspettati. Infatti quando ci sentiamo più soli e annientati che
mai siamo spinti a mettere in atto ed utilizzare capacità che non pensavamo nemmeno di
avere. il concetto di vulnerabilità può non essere dunque solo visto con un'accezione
negativa, ma al contrario dalle ferite possono sgorgare ideali, emozioni e valori e può anche
entrarvi inaspettatamente la vita, attraverso la volontà di rinascita che parte proprio dalle
ferite che ci sono state inflitte. Una volta aggiustata la nostra tazza e dato valore alla rottura,
sarà come se fossimo riusciti a mettere a posto la sofferenza patita, perché a quel punto
sarà già passata.
NOI: Quindi questa arte ci fa comprendere che le ferite non sono sempre evidenti, ma
colpiscono anche l’animo di ognuno di noi e che non è necessario nasconderle.
IL MAESTRO: Sì, care avete colto perfettamente l’essenza di questa arte che allo stesso
tempo è anche una filosofia di vita. Quello che il Kintsugi insegna è dare importanza alla
nostra unicità, alle nostre imperfezioni, a non nascondere le ferite ma a partire da esse per
reinventarci. Tutto sta a noi e a come riusciamo ad accettare i problemi che si presentano
nella vita con l’opportunità di crescere.
Ringraziamo molto il maestro per le sue illuminanti parole.
Pensiamo che seguendo la sua lezione ognuno di noi possa essere capace di raccogliere i
“cocci” della propria vita e ripararla, il risultato sarà qualcosa di prezioso e unico!
Arianna Lovera e Anna Paruzza
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