martedì 30 marzo 2021

Una via d’uscita dalle violenze domestiche

Cari lettori, avete mai sentito parlare dei centri antiviolenza? Sapete a grandi linee come funzionano? Ecco in questo articolo cercherò di farvi conoscere molto più approfonditamente questo mondo tramite un’intervista che andrò a fare a un componente della mia famiglia. Eugenia è un'educatrice professionale che si occupa da circa trent’anni di molteplici disagi legati alla persona, quali tossicodipendenza, alcolismo, accoglienza migranti e disturbi psichiatrici; inoltre presta servizio anche in un centro antiviolenza della liguria, più

precisamente a Imperia, una cittadina situata nel ponente.

In questo articolo oltre a farvi conoscere molto di più il sistema dei centri antiviolenza, vi farò entrare anche nell’anima e nei pensieri più nascosti delle donne maltrattate e di chi si occupa di questo settore; ma senza perderci in tante parole, ora vi presento l’intervista fatta a una persona che vive tutti i giorni queste esperienze sulla sua pelle.

Io ​Buongiorno, lei è una persona che si prende cura dell’educazione delle persone e avrà ascoltato numerose esperienze, ma che cosa l’ha colpita di più in questo ambito lavorativo a differenza degli altri settori?

Eugenia ​Nei miei svariati anni di esperienza professionale, moltissime volte sono venuta a contatto con i sentimenti e il malessere delle persone; questo ambito per me è il più faticoso e doloroso da portare avanti nell’ambito del mio servizio perché, a contatto con la sofferenza della donna ho percepito in modo molto forte il coinvolgimento e l'empatia nei confronti delle vittime dei soprusi. Infatti essendo donna mi sono sentita molto più tirata in causa da questo malessere.

Io​ Solitamente cosa porta le donne a chiedere aiuto?

Eugenia ​La motivazione che spinge queste donne a chiedere aiuto è il senso di disperazione e di malessere familiare dovuto a questi prolungati maltrattamenti; di conseguenza esse cercano sostegno per poter uscire da questa situazione insostenibile, e che quindi non è più gestibile per salvaguardare la loro persona e quando ci sono anche i loro figli. Sono disperate per questi continui maltrattamenti fisici e psicologici, infatti essere solitamente non si recano allo sportello dopo i primi episodi di maltrattamento, bensì dopo svariati atti di violenza.

Io ​In che modo possono accedere le donne allo sportello?

Eugenia Esiste un numero verde attivo in tutta Italia con una segreteria sempre attiva che porta l’utente ad un primo contatto telefonico con un'operatrice del centro, che dopo la richiesta di alcuni dati ed informazioni essenziali del tuo caso, fissa un colloquio di conoscenza e di ascolto con un'operatrice del centro. Essa può essere una psicologa, un’educatrice professionale, un assistente sociale, una volontaria e un’altra operatrice molto importante che serve per approcciarsi in diversi modi alle diverse culture è la mediatrice culturale.

Io​ Dopo il primo incontro come agite e quali sono i servizi che offrite?

Eugenia Dopo i primi colloqui informativi ed analisi della situazione di violenza e del suo nucleo familiare offriamo svariati servizi a seconda del caso, come per esempio: consulenze legali, colloqui di supporto psicologico, gruppi di auto mutuo aiuto, quindi donne che hanno lo stesso problema e confrontandosi lo risolvono, inserimento in strutture protette quando necessario, affiancamento nella fruizione dei servizi pubblici e privati e quindi aiutare le donne a trovare un lavoro, e infine fornire un contatto con i servizi sociali del comune di residenza dell’utente per poter ottenere degli aiuti economici di vario tipo (bollette, affitto, spesa , buono spesa ecc...).

Inoltre il centro per sensibilizzare la popolazione e le nuove generazioni tiene degli incontri di prevenzione nelle scuole e sul territorio. Infine la particolarità essenziale di questi centri di antiviolenza è che tutte le figure professionali presenti siano donne perché questo aiuta l’utente a sentirsi più protetta e non giudicata.

Io Oltre la sua esperienza lavorativa le è mai capitato di trovarsi nella vita di tutti i giorni a contatto con una donna vittima di violenza?

Eugenia Prima di iniziare il mio servizio al centro, conobbi una giovane donna di origine magrebina, sposata con un figlio piccolo che veniva a fare le pulizie in casa mia .Quando veniva, vedevo che aveva delle percosse visibili sul corpo e sul viso e percepivo questo suo disagio e malessere; non solo dai segni evidenti sulla sua pelle, ma anche dal suo atteggiamento di depressione e di autosvalutazione. Così decisi di indagare chiedendo più informazioni sulla situazione familiare. Inizialmente lei negò l’evidenza con varie scuse, e considerò questo atteggiamento del coniuge come un avvenimento casuale o come un suo sbagliato atteggiamento. Infatti per la cultura musulmana questo modo dell’uomo di interagire con la donna, quindi facendo della violenza fisica e psicologica è una cosa più che lecita perché la donna è considerata inferiore. Io la sostenni e le dissi che se voleva uscire da questa situazione difficile io ero pronta ad aiutarla; quindi questa donna decise di lasciarsi andare e parlandomi della sua situazione, mi chiese aiuto. Conoscevo già il centro ed i suoi servizi, la accompagnai ad un appuntamento, iniziò a frequentare i gruppi di mutuo auto aiuto e così prese la forza ed il coraggio di sporgere denuncia alle forze dell’ordine. In questi frangenti scoprì inoltre che erano già attive 4 denunce partite in automatico dal pronto soccorso in alcuni accessi che lei aveva fatto per percosse. Tutto questo la stimolò a separarsi dal suo coniuge e a ricostruire la sua autostima e la sua vita.

Io​ Che esperienza...che cosa ha provato lei e la donna che ha aiutato in questa situazione?

Eugenia Questa persona era culturalmente legata al suo matrimonio indissolubile e quindi era convinta di riuscire a sopportare questa situazione per sempre.

Invece io ho provato un grande senso di impotenza perché essendo di due culture diverse, non riuscivo a spiegarle che questi maltrattamenti non erano normali in un rapporto di coppia, e allo stesso tempo percepivo e vedevo il dolore nei suoi occhi e il senso di sottomissione che viveva nella sua vita di tutti i giorni.

Io Grazie mille per aver risposto alle domande! Ci ha fatto capire molto di più i sentimenti e gli stati d’animo delle donne vittime di violenza, ma anche della figura dell’operatore che le sostiene in questo percorso.

Eugenia Grazie a te! è stato un piacere poter rispondere alle tue domande, e chiarire questo aspetto di disagio sociale.

Chiara Moscatiello

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