martedì 9 febbraio 2021

DNA multietnico

                           

Per molto tempo gli europei si sono crogiolati nella convinzione di essere una razza a parte, la “razza pura”, per dirlo con le parole di Hitler, o bianca se si pensa al colonialismo in Africa. L’idea che, nonostante l’essere umano sia nato nomade e non abbia mai smesso davvero di spostarsi, gli europei discendano da un unico popolo, il vero sovrano di queste terre, non ci ha mai abbandonati; persino ora crediamo che l’arrivo dei migranti odierni possa toglierci ciò che riteniamo essere nostro. Ma noi discendiamo davvero da un unico popolo originario dell’Europa? La risposta ci viene fornita dalla paleogenetica, cioè lo studio del passato tramite l’analisi dei resti di antichi organismi e del materiale genetico in essi contenuto. Negli ultimi anni è stato scoperto e perfezionato il modo di sequenziare il genoma (il complesso dei geni di una cellula o di un organismo) dei nostri antenati, in pratica dall’analisi dei resti di uomini vissuti decine di millenni fa si è ora in grado di capire, per esempio, quale fosse il colore dei loro occhi o dei loro capelli o da cosa fosse composta la loro dieta. Grazie a queste strabilianti scoperte possiamo ora affermare che non è mai esistita una razza “pura” europea, ma che, anzi, discendiamo da un incredibile mosaico di popoli diversi e principalmente da tre di essi. 
Sappiamo tutti che la vita umana nacque in Africa e che i nostri antenati da lì si espansero poi in tutto il mondo. Gli Homo sapiens giunsero in Europa circa 45 mila anni fa passando attraverso il Medio Oriente, qui si erano già insediati i Neanderthal che venivano anch’essi dall’Africa e vivevano nelle zone più calde del continente a quel tempo ghiacciato. Alcuni studi dimostrano che circa il 2% del DNA di un europeo contiene tracce di quello dei Neanderthal che scomparvero lasciando il posto agli Homo sapiens. Secoli dopo si diffuse in Europa un’enorme innovazione nella storia dell’uomo: l’invenzione dell’agricoltura, nata, secondo gli storici, o nel Medio Oriente o in Turchia. Alcune ricerche dimostrano che in Anatolia, in Turchia, gli uomini coltivavano farro e farragine già all’inizio del Neolitico e il DNA di questi contadini preistorici è stato ritrovato in tutta Europa nei luoghi dove si diffuse per la prima volta l’agricoltura. Questo dimostra che i contadini anatolici migrarono espandendosi in Europa e portando con loro le preziose conoscenze acquisite che modificarono poi il corso della storia umana. 

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Gli Homo sapiens africani e i contadini anatolici vissero in pace per qualche tempo, ma improvvisamente, 5.400 anni fa, la popolazione europea si ridusse drasticamente per ragioni a noi sconosciute e quando, 500 anni dopo, la situazione prese a migliorare in Europa era nata una nuova cultura detta “della ceramica cordata” a causa delle decorazioni che imprimevano con una corda sull’argilla bagnata. La paleogenetica ha dimostrato che il DNA della popolazione della ceramica cordata non somigliava a quello dei contadini anatolici, ma piuttosto a quello presente nei nativi americani, un mistero svelato grazie all’analisi delle tombe di questo nuovo popolo che somigliavano molto a quelle di una popolazione chiamata Yamnaya. Gli Yamnaya (lontani parenti dei nativi americani) erano un popolo nomade proveniente dalle steppe della Russia meridionale che sapevano domare i cavalli e costruire ruote per i loro carri, innovazioni che portarono con loro quando migrarono verso ovest e diedero origine al popolo della ceramica cordata. 


                          


Gli europei discendono dunque principalmente da questi tre popoli: gli Homo sapiens africani, i contadini anatolici e gli Yamnaya. Il DNA di un europeo contiene in parti uguali il DNA degli ultimi due popoli e una parte più piccola di quello degli uomini provenienti dall’Africa, quantità che variano in base alla zona in cui ci troviamo.
Noi europei siamo sempre stati un crogiolo di popoli e culture e da qui deriva la nostra ricchezza, da qui veniamo noi.

Chiara Tuberga

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