lunedì 8 febbraio 2021

Apparenze

Immaginiamo di essere in una piazza stracolma di persone. Questa piazza la dobbiamo attraversare e appena iniziamo il nostro tragitto incrociamo lo sguardo di un ragazzo piuttosto giovane, capelli biondi alle spalle. Occhi castani vispi e aria da chi vuole sfidare chiunque gli passi davanti, tipico mezzo sorriso di chi ha voglia di ridere in faccia al mondo. Jeans larghi e camicetta di flanella, sembra aver appena abbandonato una festa old school. Facciamo pochi passi in più e un gomito ci urta un braccio, giriamo appena in tempo la testa per vedere una donna sulla trentina, tutta di fretta che sgomita borbottando per passare. Indossa un tailleur color topo, tacchi dello stesso grigio che ad ogni passo di sicuro producono un rumore che troveremmo piuttosto urtante, se il vociare non lo coprisse. I capelli sono semi raccolti in una pettinatura che certamente alla mattina era impeccabile, di cui però ora non rimane che il ricordo. Si trascina dietro un bambino sui tre anni che sembrerebbe preferire un appuntamento dal dentista che essere qui adesso. Una frangia castana troppo lunga gli cade sugli occhi, spettinata, e varie chiazze d’erba sui pantaloncini suggeriscono che il pomeriggio alla scuola dell’infanzia è stato decisamente soddisfacente, nonostante adesso abbiano la meglio le lamentele per il peso dello zainetto che porta sulle spalle. Continuiamo la nostra traversata, fino a che quasi non inciampiamo su una ragazza che inseritasi ora nella folla si ferma di punto in bianco, smarrita. Ha qualche libro sotto al braccio, che ora sposta e stringe al petto ed uno zaino sulle spalle. Jeans e felpa molto casual, i capelli lasciati sciolti e un po’ arruffati indicano che probabilmente del suo aspetto fisico non si cura un gran che. Ci guarda un secondo intimorita, mormorando uno “scusa” praticamente inudibile. La raggiunge di corsa un’altra ragazza, piú alta di lei, capelli corti, castani con qualche striscia di blu sul davanti, in tinta con gli occhi. Pantaloni militari e giacchetta di jeans. Le dà una pacca sulla spalla, avvolgendola poi in un un mezzo abbraccio e dimenticando il braccio attorno a lei. Intraprende subito una conversazione, tono forte e sorriso stampato in faccia, trasuda decisione e sicurezza da tutti i pori. Riprendono a camminare davanti a noi e cosí riprende la nostra traversata, finalmente usciamo da quel caos.

Quanti dettagli di ognuno ci sono serviti per immaginarci la loro personalità? Un singolo sguardo un po’ accurato ad una persona spesso ci basta per farci una minima idea di come potrebbe essere a livello caratteriale, ma quante volte è effettivamente azzeccata questa idea? Le prime impressioni possono essere rivelatorie come fuorvianti, pensiamoci: in questa piazza un singolo sguardo ci è bastato per immaginarci il carattere degli sconosciuti in cui ci siamo imbattuti, i loro impieghi, cosa facevano fino a qualche minuto prima, le loro passioni, la loro vita sociale, la loro sessualità e tanto altro ancora. Ma quanto dell’immagine che ci siamo fatti di loro è effettivamente vero? Siamo davvero sicuri che il ragazzo che abbiamo incontrato sia veramente insolente come sembra? La donna che si trascina dietro il bambino è davvero sua madre o è una parente? Magari è un’amica di famiglia che non apprezza particolarmente i bambini. La ragazza bassa e piena di libri è davvero incurante del suo aspetto in generale o è solo una giornata “no” la sua, e l’altra ci sta davvero provando con lei? È inevitabile trasmettere dettagli di sé tramite cosa si indossa o il linguaggio del corpo, ogni singola particella di noi canta un nostro tratto, ma spesso questi particolari fanno trarre conclusioni affrettate che si rivelano sbagliate. Capita molto spesso di sentirsi dire “non sembri essere cosí”, di conoscere qualcuno aspettandosi un determinato comportamento e poi scoprire di avere davanti tutt’altra persona. I nostri gusti non definiscono totalmente chi siamo, non fino in fondo almeno: “non sembri il tipo che ascolta questa musica”, “non sembri il tipo da queste letture”, “non sembri il tipo che indosserebbe questi vestiti”, non sembri, non sembri, non sembri,... Siamo direi troppo legati all’immagine e al primo impatto e troppo poco interessati alla vera personalità di ognuno ed il fatto che spesso uno non scelga ciò che gli piace veramente ma ciò che gli altri si aspetterebbero da lui è terribilmente limitante. Se imparassimo a rompere gli schemi, rendendo il nostro “esterno” come piace a noi, senza preoccuparci che rispecchi la nostra personalità o solo il nostro gusto estetico, non vivremmo decisamente meglio?

Elisa Giordano


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