Partiamo da una premessa: lo sapete che gli anime non sono cartoni animati cinesi, vero? Spero di sì, e che non vi fermiate davanti ai classici pregiudizi degli occidentali.
Anime deriva da un neologismo giapponese (animēshon) ricavato dal termine inglese animation e si riferisce alle animazioni giapponesi, che purtroppo sono sempre state classificate “per bambini” ma vi assicuro che non è cosi.
Inoltre pochi conoscono la quantità di generi su cui gli anime si spalmano; non esistono solo Dragon Ball o Naruto, che presumo tutti abbiano sentito nominare almeno una volta nella vita.
Ci sono tantissime categorie per tutti i gusti: dal fantasy alla fantascienza, dal romantico al drammatico, dallo sportivo al giallo; però, come ogni argomento che si rispetti, hanno dei nomi specifici che fanno parte del lessico proprio degli anime.
I due generi principali possono essere, per esempio, “Shonen” che significa letteralmente ragazzo, dal giapponese, vicende dedicate principalmente ad un pubblico maschile non sempre fondate sul combattimento come Demon Slayer o One Piece; si possono perfettamente distaccare dalla violenza e svilupparsi su un aspetto più psicologico, come Death Note o The Promised Neverland.
Al contrario, ne esistono per le ragazze, ovvero gli Shojo, che si occupano, principalmente, di aspetti romantici, come Ouran High School Host Club o Fruits Basket. Da questi derivano molti sottogeneri, tra cui gli Spokon, quelli incentrati sullo sport, come Haikyu!! o Kuroko No Basket, che trattano di pallavolo e basket; l’Isekai, vede il protagonista ritrovarsi magicamente in un’altra realtà, come Sword Art Online o Re:Zero; ma ancora generi come gli Shonen-ai, che trattano l’amore omosessuale tra ragazzi, come Given, e d’altra parte anche quello femminile, che possono essere Yaoi e Yuri (con scene più “spinte”).
Siccome temo di aver impegnato troppo del vostro tempo, vorrei concludere che se non ci si ferma davanti agli stereotipi, si può entrare in questo fantastico mondo che ha rallegrato e arricchito la vita di molti, in primis la mia.
Camilla Somale

Nessun commento:
Posta un commento