martedì 22 febbraio 2022

La strage della Coca-Cola


Ad ogni festa che si rispetti ci sono un paio di bottiglie di Coca-Cola che bisogna affrettarsi a bere perché finiscono in un lampo. Che pizza è senza la mitica bevanda? E cosa ci tiene svegli a scuola se non una buona Coca?

Ma questa bibita non è solo un emblema delle feste e fedele compagna dei nostri pasti, è anche il prodotto dell’azienda più inquinante al mondo. L’indagine dei Brand Audit anche nel 2021, per il quarto anno di fila, ha dichiarato la Coca-Cola l’azienda che reca più danni al nostro pianeta. L’azienda produce infatti 218 miliardi di bottiglie di plastica all’anno che non inquinano solo una volta abbandonate nell’ambiente (nonostante impieghino almeno 450 anni a degradarsi disintegrandosi, nel frattempo, in micro frammenti di plastica che si diffondono ovunque trasportati da animali, venti e correnti marine), ma in ogni fase della produzione. Ma non devo spiegarvi io i danni della plastica per noi e il pianeta, tutti li conosciamo perfettamente e nonostante questo non riusciamo a smettere di utilizzarla.

La Coca-Cola ha sostenuto di utilizzare ancora le bottiglie di plastica perché molti dei suoi clienti le comprano ancora. Siamo noi, dunque, i responsabili della strage della Coca perché i produttori rispondono solo alla domanda dei consumatori. La plastica consente alle aziende di risparmiare, è vero, ma se la vendita delle bottiglie in plastica calasse improvvisamente perché i consumatori, inorriditi dai danni provocati dall’indistruttibile materiale, non volessero più acquistarle le industrie non sarebbero costrette a cercare metodi alternativi per contenere le loro bevande? Questo è il potere del consumatore che spesso ci dimentichiamo di possedere. Lasciamo che siano le aziende a controllare noi dirigendo le nostre scelte, ma la situazione può essere ribaltata, possiamo essere noi a determinare chi avrà successo sul mercato e chi invece fallirà prendendo in mano la situazione sempre più critica.

Chiara Tuberga

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